giovedì 7 maggio 2009

Alle otto della sera Gengis Khan


di Vito Bianchi.

Regia di Giancarlo Simoncelli.

Trasmesso sulle frequenze di rai radio due da lunedì 2 luglio a venerdì 27 luglio 2007 alle 20

Il racconto ricostruisce l'avventurosa vita di Gengis Khan, dalla difficile infanzia di orfano reietto fino alla conquista e all'estensione del potere assoluto. Nella convinzione di poter imporre una monarchia universale per mandato divino, i Mongoli si lanceranno sulla Cina e dilagheranno a Occidente. Forti di un esercito immenso, preceduti da una fama atroce e leggendaria, i Gengiskhanidi sbaraglieranno i principati islamici mediorientali, e arriveranno a sconvolgere buona parte dell'Europa cristiana. Ma, pure, insedieranno a Pechino la dinastia degli Yuan, ammirata da Marco Polo per il suo splendore, e imporranno quella pax mongolica che schiuderà all'uomo medievale nuovi orizzonti spirituali e materiali, nuove opportunità d'incontri e relazioni. Il racconto che ne viene fuori è un affresco vivido di uomini, terre e percezioni dell'Oriente più estremo.


Testo e immagine tratti dalla pagina del programma e del riascolto.


Qualcuno di voi ha forse seguito le orme di Marco Polo, con Vito Bianchi, che ha tenuto, per Alle otto della sera, un ciclo di trasmissioni, comprese in questo blog, dedicate al viaggiatore veneziano e al suo soggiorno presso il Kublai Khan, l'ultimo dei Gran Khan dei mongoli, nipote di Gengis Khan e successore del proprio fratello Munke.

Ora, con un passo indietro, si torna alle steppe e al formarsi, dal nulla, della potenza mongola, ad opera di questo leggendario condottiero, cui Vito Bianchi ha dedicato il libro, per i tipi dell'editore Laterza, intitolato: Gengis Khan. Il principe dei nomadi, di cui a questa interessante recensione della presentazione al pubblico barese.

Se qualcuno volesse perdersi nelle steppe dell'Asia più remota, sulle tracce dei mongoli, potrebbe sfogliare, con Google Reader, questo libro di Stanley Stewart. L'impero di Gengis Khan. A cavallo tra i nomadi.

L'anno scorso, a Treviso, presso la Casa dei Carraresi, l'affascinante mostra Gengis Khan e il tesoro dei Mongoli.















Per le prossime mostre alla Casa dei Carraresi, sempre nel solco degli scambi Italia-Cina, vedere qui.

mercoledì 6 maggio 2009

Alle otto della sera "The" Bello gallico


Un programma di Elio.

Regia di Giancarlo Simoncelli.
Trasmissione andata in onda sulle frequenze di rai radio due dal lunedì al venerdì alle 20 dal 15/3/2004 al 26/3/2004.


Che cosa ha spinto un cantante, Elio, a leggersi il "De Bello Gallico" di Giulio Cesare e poi a cercare di raccontarlo?
"La droga. L'insistenza degli amici. La mania di protagonismo. Resta il fatto che il suddetto cantante è la persona meno indicata per cercare di convincere la gente che il "De Bello Gallico" non solo è un bel libro, ma che è addirittura un capolavoro; e che le avventure di Giulio Cesare in Gallia, vecchie di 2000 anni, sono in realtà molto più interessanti e coinvolgenti di quasi tutto ciò che sta accadendo ai nostri giorni. E tuttavia qualcuno dovrà pur farlo il lavoro sporco di convincere i ragazzi che il "De Bello Gallico" non sono le noiose versioni che si fanno al liceo, svincolate dal contesto e quindi prive di significato, ma sono le imprese di Cesare e del suo esercito, primi a sbarcare in Britannia e a raccontare al mondo come erano fatti e come si comportavano gli antenati degli inglesi; primi ad invadere il territorio dei Germani, considerati dai Galli alla stregua di divinità per la loro forza, e a batterli, non tralasciando di descrivercene usi e costumi. E allora cantante o non cantante, tuffiamoci nella Storia che è bella e che in definitiva ci insegna come si comportava e come ragionava un grande uomo posto nelle situazioni più estreme". Elio.


Fin qui, testo e foto dalla pagina del riascolto e del programma.

backup mp3


Una legge "The" bello gallico e poi vede, più in basso, i credit riportati ad Elio e Caio Giulio Cesare.
Ok, nome greco, antico comme il faut: si immagina il carro del sole, si clicca e ci si dispone all'ascolto.
E la voce non è proprio ignota: ai nostri orecchi giunge, incredibilmente, la voce di quell' Elio coi due baffoni migrati al luogo delle sopracciglia.
Elio, ovvero Stefano Belisari: di Elio e le Storie Tese, per intenderci.
Del resto, se appena avessimo guardato la foto nella pagina del programma, che ritrae Elio tra due centurioni, col vessillo di rai radio due, il sobbalzo ci avrebbe colti prima e, comunque, come non riconoscere una delle voci di Terkel?




In quest'intervista, rilasciata a Bologna nel 2006, in occasione della partecipazione al Future Film Festival, Elio, richiesto sull'eventuali differenze di metodi impiegati in sala d'incisione rispetto alla sala di doppiaggio è lapidario: il metodo è unitario. All'insegna del "come viene viene", per definirlo in dettaglio.

Se lo stesso metodo è stato impiegato qui il risultato è ottimo: la storia, tesa (pure lei, ma con altro obiettivo) alla conquista della Gallia, tramandata da Cesare nel De Bello Gallico, è qui molto ben restituita.
Anche nell'altra storia, con più di un motivo di tensione, quella narrata, sempre da Cesare, nel De Bello Civili, Elio ci fa entrare e ci avvince.
Se voleste seguire più da vicino l'opera storico-letteraria di Cesare, nel suo testo con traduzione a fronte, guardate qui. Ignoro la precisione del testo riportato e se la qualità della traduzione sia tale da soddisfare un colto latinista. Su wikipedia potreste leggere, se vi va, la voce dedicata al De bello gallico.
Naturalmente anche anche i Galli hanno tramandato la loro versione, soprattutto da un piccolissimo villaggio...

giovedì 23 aprile 2009

Radio Tre Suite Zappa in testa (2003)

Omaggio a Frank Zappa
Dal 20 al 31 Ottobre 2003 alle ore 20.00, dal lunedi' al venerdi', con l'irreverente titolo "Zappa in testa", Radio Tre Suite dedicava dieci puntate al musicista americano di cui il 4 dicembre ricorreva il decennale della morte.
Una serie che piacevolissimamente riscopro ordinando i miei file, dopo il collasso - fortunatamente non fatale - di un notebook ferito.
Distrutti i troiani - che poi sarebbero achei, a far quelli che han letto - narcotizzati i virulenti, formattato l'hard disk, eccomi a rimettere a posto i poderosi archivi.
E dove se non nella palingenesi di un notebook, per l'appunto ;-), potrebbero trovare migliore collocazione le note zappiane?
E col piacere di condividere il riascolto di Zappa, e non solo lui, narrato da Riccardo Giagni, vi piazzo subito questo meraviglioso connubio Pierre Boulez - Zappa, con ottimo audio , che uno sconosciuto benefattore ha caricato su You Tube.
Qui la copertina dell'album The Perfect Stranger, da cui il brano è tratto,

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Qui il dono del benefattore, da You Tube: nel gennaio 1984 Pierre Boulez, a Parigi, diresse il suo Ensemble InterContemporain registrando alcuni brani del "Perfect Stranger" zappiano. Le animazioni, del 1976, sono opera di Bruce Bickford e qualcosa di esse è stato impiegato nei film d Frank Zappa "Baby Snakes" e "Dub Room Special".


Sentirete parlare, in questa serie, di Walter, ovvero, dopo il cambiamento di sesso, Wendy Carlos, (vi ricordate l'apertura di Shining?). E ricordate Arancia Meccanica? Ancora Wendy. Ascolterete in questa serie, eseguito da lei al Moog Synthesizer, un Bach diverso dal solito.

Bach Brandenburg


Per chi volesse togliersi qualche curiosità su questo strumento, ben conosciuto da chi ama i Pink Floyd e da chi non avesse dimenticato Emerson Like & Palmer e i nostrani PFM e Il Banco del Mutuo Soccorso, qui un'intervista col suo inventore, Robert Moog, scomparso da pochi anni, con cui collaborò, nella messa a punto dello strumento, la stessa Wendy Carlos, allora nota ancora come Walter.


e dopo tutto questo divagare senza metodo, link alla pagina della trasmissione e del riascolto,

backup mp3


mercoledì 15 aprile 2009

Alle otto della sera (ed altro) Marco Polo. Un mercante a Pechino.

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di Vito Bianchi
a cura di Angela Zamparelli

regia di Giancarlo Simoncelli

trasmissione andata in onda sulle frequenze di rai radio due da lunedì 14 luglio a venerdì 8 agosto 2008.


L'epopea di Marco Polo è un po' un romanzo di formazione. Il mercante-esploratore fu uno dei pochi nel XIII secolo ad accostarsi alle culture dei popoli orientali fino ad arrivare a quelli più distanti dalla terra natia: "i cinesi". In quest'ottica Marco Polo incarna l'immagine del nuovo Parsifal, viaggiatore senza paura, che si sostituisce al cavaliere della classicità medievale col suo spirito libero, con la sua forza che consiste nell'accostarsi all'altro(e all'altrove) su un livello di convenienza reciproca, su di un piano paritario, intrinsecamente pacifico.Lasciando nella sua opera di esplorazione utili frutti addirittura fino alla fine del quattrocento.

testo tratto dalla pagina del programma e del riascolto

backup mp3

Riporto di seguito una brevissima nota sull'autore, tratta dal sito dell'editore Laterza.

Vito Bianchi insegna Archeologia all'Università di Bari. Archeologo specialista, si dedica ai rapporti culturali e religiosi fra l'Europa, il Mediterraneo e l'Oriente. Collabora dal 1999 con la rivista “Medioevo”. Per la collana “Medioevo Dossier” ha firmato le monografie Il castello. Un'invenzione del Medioevo (Milano 2001) e L'Islam in Italia (Milano 2002). Fra i suoi libri più recenti Sud e Islam. Una storia reciproca (Lecce 2003).

Qui non è citato, forse perché non più disponibile presso l'editore, il libro Marco Polo. Storia del mercante che capì la Cina. Sul sito Laterza, qui, è possibile leggerne una pagina.

Il 2005 fu l'anno di Marco Polo e del suo libro, Il Milione; a Venezia si tenne una mostra a lui dedicata, curata da Cristina Taverna, presso il Museo Correr, in piazza San Marco.

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Si poterono ammirare splendide edizioni antiche, affascinanti mappe, avori, ceramiche, oggetti appartenenti alle collezioni del Museo Correr, tra cui una statua lignea, dorata, che la tradizione vuole ritragga Marco Polo.


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E per chi, come me, amava ed ama incantarsi nel mondo poetico di Luzzatti, in una scenografia di un'opera rossiniana o in una rappresentazione a disegni animati de Il Flauto Magico mozartiano,



o per chi non l'avesse ancora conosciuto, fu possibile ammirare da vicino le tavole originali della nuova edizione de Il Milione, nel testo trecentesco toscano, da lui illustrata.

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Altra cosa il Milione di Marco non Polo ma Paolini ;-) di cui vi passo un brano (per ascoltarlo bisogna avere installato Quick Time).

Un'altra serie di Vito Bianchi, dedicata a Gengis Khan si trova, in questo stesso blog, qui.

domenica 12 aprile 2009

Ad alta voce Alice nel Paese delle Meraviglie



di Lewis Carroll
traduzione e lettura di Aldo Busi
a cura di Anna Antonelli e Fabiana Carobolante

link alla pagina del programma e del riascolto


Per gli amanti del genere ho trovato, disponibile on line, la splendida versione digitalizzata del quaderno che l'autore regalò alla sua piccola amica Alice, deliziata dal racconto udito durante una gita in barca.
Le promise di scriverlo e glielo donò: un quaderno scritto in chiara calligrafia e completo di illustrazioni.
La British Library lo mette a disposizione in un'accuratissima edizione virtuale, completa di testo digitale.
Volendo, si può sentirne la lettura, sfogliandone le pagine. In Inglese, naturalmente.
Il testo non è come quello dell'opera pubblicata, ma è comunque una piacevolissima esperienza sfogliare il quadernetto.
Lo trovate qui.
L'illustrazione che apre il post, tratta da Alice ’s Adventures in Wonderland (1865), è di John Tenniel.

Ad alta voce Il barone rampante

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Manuela Mandracchia legge:

Il barone rampante

di Italo Calvino

Introduzione di Igiaba Scego

a cura di Anna Antonelli e Fabiana Carobolante con Lorenzo Pavolini


Trasmesso sulle frequenze di rai radio tre dal 30 ottobre 2008

Link alla pagina della trasmissione e del riascolto

backup mp3 serie completa 22 episodi


per una recensione interessante, con commenti di altri lettori, vedere qui (confrontando con la voce di wikipedia si notano periodi comuni ;-) non si sa bene, sul web, chi copi chi)

Alle otto della sera Venti imperatori romani


Di Andrea Giardina.
A cura di Giancarlo Simoncelli.

Regia di Federica Barozzi


Programma trasmesso sulle frequenze di rai radio due dal lunedi al venerdi alle 20.00. Dal 17 novembre al 12 dicembre 2008


Un viaggio attraverso la secolare storia dell'impero romano, scandito dalle figure di venti imperatori emblematici, significativi, nel bene e nel male, di una vicenda grandiosa e tormentata: Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone, [vedi Dinastia Giulio-Claudia nota mia] Vespasiano, Tito, Traiano, Adriano, Marco Aurelio, Commodo, Caracalla, Massimino il Trace, Valeriano, Aureliano, Diocleziano, Costantino, Giuliano, Teodosio, Giustiniano.
In ogni puntata il racconto è centrato sulla personalità di un singolo sovrano, per aprirsi su problematiche di carattere generale, riguardanti sia la vita di palazzo sia i più ampi scenari della romanità.


testo e immagine dalla pagina della trasmissione e del riascolto, link miei.


backup mp3


(backup disponibile dal 12 aprile in mattinata)

venerdì 3 aprile 2009

Alle otto della sera La battaglia di Adrianopoli + Festival della Mente 2007 Sarzana

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Regia di Vittorio Attamante
andato in onda sulle frequenze di rai radio due

La battaglia di Adrianopoli, combattuta fra i Goti e l'imperatore Valente nel 378 dopo Cristo, segna una svolta cruciale nei rapporti fra l'impero romano e i barbari. Fino a quel momento, una politica dell'immigrazione saldamente gestita dal governo imperiale aveva consentito di accogliere pacificamente nell'impero un gran numero di barbari, e di impiegarli con successo per rivitalizzare l'economia.

E' in questo contesto che i Goti, un'intera popolazione di profughi in fuga da un paese in guerra, erano stati autorizzati a entrare nell'impero. Abusi e scandali nella gestione dell'accoglienza da parte di funzionari e politici corrotti finirono invece per provocareuna rivolta dei rifugiati, poi degenerata in una vera e propria guerra.

L'inefficienza delle autorità romane nel risolvere la crisi, culminata con la sconfitta e la morte in battaglia dell'imperatore Valente, precipitò la fase più acuta e distruttiva delle invasioni barbariche che misero fine all'egemonia romana sull'Europa occidentale.


testo e immagine dalla pagina della trasmissione e del riascolto

[link miei]

backup mp3


L'autore ha tenuto tre interessanti lezioni su questo tema al Unlimited Free Image and File Hosting at MediaFireFestival della Mente, edizione 2007, a Sarzana:

I serata

II serata

III serata

(gli interventi, ai link sopra indicati, sono disponibili al riascolto e in video)

backup mp3


Alessandro Barbero 9 agosto 378. Adrianopoli il giorno dei barbari, Laterza 2005 ISBN 8842077658

giovedì 2 aprile 2009

Lezioni di Musica 2008-2009 3 Sandro Cappelletto "Bach e Händel, l’assoluto e il quotidiano"

Natascia Gazzana violino


Le loro vite parallele. Coetanei, tedeschi ed europei, così diversi. Volevano, ma non si sono mai incontrati. Haendel (per Haendel vedi anche qui) viaggiava molto, Bach (per Bach vedi anche qui) era sedentario. Uno non avrebbe mai pensato di scrivere L’arte della fuga, l’altro mai potuto comporre una Musica per i fuochi d’artificio.
Difficile immaginare due modi così lontani di abitare la musica. Ora, si danno appuntamento a Santa Cecilia e hanno molte cose da raccontarsi.
Haendel capirà perché Pier Paolo Pasolini ha usato la Passione secondo Matteo per accompagnare la morte di Accattone



e perché Glenn Gould ha dedicato la vita alle Variazioni Goldberg;



[in questo video sono eseguite la 1-7 qui per la selezione da YouTube ]
Bach ascolterà i prodigi vocali – a lui negati – degli evirati cantori italiani nel Giulio Cesare e dovrà ammettere che un Alleluiah così gioioso non l’ha neppure immaginato.



Si scambieranno notizie: Bach si lamenterà della micragna dei governanti di Lipsia, che lo costringevano a ritmi di lavoro da negrieri, Haendel gli dirà di quanto bello e pericoloso sia il libero mercato della musica: di fallimenti, lui ne ha conosciuti. Tentando l’assoluto in una quotidiana domenica di dicembre, mentre il violino di Natascia Gazzana camminerà suonando in Sala Sinopoli.





Lezioni di Musica 2008-2009 Giorgio Pestelli "Haydn e Mozart"

Per Lezioni di Musica, Giorgio Pestelli, uno dei più noti e apprezzati musicologi italiani, parlerà dello Stile Classico di Haydn e Mozart. Il momento nel quale in un certo senso nasce il concetto di "musica classica" come lo intendiamo oggi, un ideale di perfezione formale, di equilibrio, che rende all'ascolto una naturalezza quasi sovrumana. Nella Vienna di fine Settecento tutte le classi sociali "parlano la stessa lingua" musicale. Per un musicista operante in questo contesto il linguaggio musicale doveva senza dubbio apparire come un dato "naturale", privo di ogni artificiosità: tutti lo parlavano e tutti erano - a gradi differenti - in grado di comprenderlo. Il miracolo dell'arte di Haydn e Mozart è nella capacità di prendere questo linguaggio così "naturale" e di farlo diventare grande arte.

Testo dalla pagina dell’evento e dell’ascolto

[link miei]

backup file mp3


Giorgio Pestelli (1938) insegna Storia della Musica nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Torino e di Genova. Figlio dello scrittore Leo Pestelli e nipote del compositore Luigi Perrachio, ha sempre cercato di meditare i significati della musica in rapporto agli altri linguaggi espressivi. Ha pubblicato studi sulla musica del Settecento e sul periodo classico e romantico (L'età di Mozart e Beethoven, 1979; Beethoven, 1988); ha edito le Sonate di G. B. Platti (1978 e 1986) e si è occupato di storia dell'opera e di storia della critica musicale. Tiene regolarmente cicli di conversazione radiofoniche e collabora da oltre trent'anni con il quotidiano «La Stampa»; dal 1982 al 1985 è stato Direttore Artistico dell'Orchestra Sinfonica della Rai di Torino. Per Einaudi ha pubblicato Canti del destino. Studi su Brahms («Saggi», Premio Viareggio 2001) e Gli immortali (Einaudi Tascabili, 2004).


Biografia tratta dal sito dell'editore Einaudi

Lezioni di Musica 2008- 2009 2 Claudio Strinati “Bruckner e Mahler” Musica a Vienna tra Ottocento e Novecento

Per Lezioni di Musica, Claudio Strinati, Sovrintendente speciale al Polo Museale Romano e notissimo conferenziere, parlerà di Bruckner e Mahler, due dei principali esponenti - con Brahms e Cajkovskij - della sorprendente "nuova fioritura" che la Sinfonia attraversò nella seconda metà dell'Ottocento. Due musicisti che si stanno oggi prendendo una clamorosa rivincita nei confronti di critica e pubblico figurando con regolarità nei programmi dei massimi direttori e delle più grandi orchestre del mondo e la loro arte è considerata un vertice di quel momento cruciale nella storia della cultura occidentale che fu il passaggio dal Diciannovesimo al Ventesimo Secolo.


Testo dalla pagina dell’evento e dell’ascolto

[link miei]

backup file mp3



Claudio Strinati è nato a Roma nel 1948. Laureato storia dell'arte, attualmente è Soprintendente speciale per il polo museale romano. Docente incaricato di Storia dell'Arte nei Licei pubblici statali dal 1971 al 1973, in seguito è stato ispettore storico dell'arte nei ruoli del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, esercitando la sua funzione prima presso la Soprintendenza per i Beni artistici e storici della Liguria e poi presso quella di Roma, dove è stato direttore addetto alla tutela territoriale e responsabile dell'Ufficio Mostre fino al 1991.

Il suo ambito di studi è soprattutto rivolto verso il Cinquecento classicista e manierista e il primo Seicento, specie sul versante della pittura e della scultura. Per i suoi interessi in campo musicale ha collaborato al "Dizionario Biografico degli Italiani" e presieduto per alcuni anni la "Commissione nazionale per la tutela degli Organi antichi" presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Ha curato numerose mostre e manifestazioni culturali in Italia e all'estero: le più recenti - tra il 2000 e il 2002 - Caravaggio e i primi caravaggeschi (Museo Teien di Tokio), Raphael. Grace et Beauté (Musée du Luxembourg a Parigi), Titian to Tiepolo (Museo Nazionale di Canberra in Australia). Autore di numerosi articoli scientifici su alcune tra le principali riviste italiane come il Bollettino d'Arte, Storia dell'Arte, Prospettiva, Antichità Viva, ha svolto attività divulgativa nel campo della storia dell'arte con articoli per La Repubblica, L'Espresso e Art-Dossier.

biografia tratta dal sito Enel, sponsor di molte manifestazioni all'Auditorium di Roma

Altre lezioni dello stesso ciclo in questo blog:

Antonio Pappano "Verdi e Wagner"

Lezioni di Musica 2008- 2009 1 Antonio Pappano“Verdi e Wagner”



Lezioni di Musica è una nuova iniziativa promossa dagli Amici di Santa Cecilia, e organizzata dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e della Fondazione Musica per Roma. Otto lezioni affidate a nomi prestigiosi – interpreti, musicologi, personalità del mondo della cultura - dedicate ad altrettanti momenti salienti della Storia della Musica, da Bach a Stravinskij al Jazz.
Ogni incontro prende in esame una coppia di musicisti che esemplificano le caratteristiche salienti di un’epoca, sia per contrasto (il confronto tra l’italiano Verdi ed il tedesco Wagner, ad esempio) che per affinità (Mozart e Haydn, Bach e Händel). Curata da Giovanni Bietti, l’iniziativa si rivolge naturalmente al pubblico più vario e a chiunque sia interessato ad approfondire la conoscenza della musica e a scoprire il ruolo che questo straordinario, affascinante ramo del sapere ha sempre rivestito nella storia della nostra cultura e della società occidentale in genere; il carattere delle Lezioni è quindi fortemente divulgativo, il tono volutamente accessibile e coinvolgente, e ogni Lezione sarà arricchita da esempi musicali dal vivo, brani registrati, inserti video.

Ad accrescere il prestigio dell’iniziativa, la Lezione inaugurale sarà tenuta in Sala Santa Cecilia da uno dei massimi artisti della scena mondiale, il Direttore stabile dell’Orchestra dell’Accademia Antonio Pappano, e la Lezione conclusiva sarà tenuta, nella stessa Sala, dal più interessante nome del Jazz italiano – e non solo - dell’ultima generazione, Stefano Bollani



Testo e immagine tratti dalla pagina dell’evento e dell’ascolto

[link miei]

backup file mp3

Altre lezioni dello stesso ciclo in questo blog:

Claudio Strinati "Bruckner e Mahler"

mercoledì 1 aprile 2009

Alle 8 della sera Attila


Di Giuseppe Zecchini.
Regia di Giancarlo Simoncelli.
Andato in onda dal 13 settembre all'8 ottobre 2004 sulle frequenze di radio due rai

Nell'immaginario collettivo contemporaneo Attila è ben presente: non si sa bene chi sia stato, ma lo si identifica certamente con un 'cattivo' della storia, anzi è visto come un simbolo di distruzione e di morte, il 'flagello di Dio', dietro il cui cavallo non cresceva più un filo d'erba. Gli Unni, il suo popolo, furono descritti dagli antichi etnografi come esseri più bestiali che umani.Eppure, le moderne ricerche sottolineano la sua intensa attività diplomatica e i suoi sforzi per dare al suo popolo una forma statale progredita e per attuare una convivenza reciprocamente vantaggiosa con l'impero romano: egli ci appare sempre più come uno dei grandi capi barbarici del V secolo.Per quel che conosciamo, la vita di Attila è una biografia coinvolgente, ricca di aneddoti e di luoghi comuni da sfatare sullo sfondo di un impero romano già in crisi irreversibile, ma ancora capace non solo di sconfiggere gli Unni, anche di affascinarli con la forza d'attrazione della propria millenaria civiltà.






mappa tratta dal sito http://www.silab.it/ da
questa pagina

sullo stesso sito si trovano un'utile
cronologia degli eventi e un sintetico colpo d'occhio su le invasioni barbariche.

Giuseppe Zecchini (Milano, 1952) è ordinario di Storia romana all'Università Cattolica di Milano. Si occupa di storiografia ellenistica, dell'età di Cesare e della tarda antichità; in questo ambito ha scritto: Aezio. L'ultima difesa dell'Occidente romano (Roma, 1983), Ricerche di storiografia latina tardoantica (Roma, 1993), Il pensiero politico romano (Roma, 1997).

Dalla radio al libro:
Giuseppe Zecchini Attila Anno: 2007

La vita di Attila, re degli Unni; una biografia coinvolgente, ricca di aneddoti e di luoghi comuni da sfatare. E sullo sfondo un impero romano già in crisi irreversibile.
Nota di Sergio Valzania
In libreria il 19 aprile 196 pagine 12.00 Euro ISBN 88-389-2158-X

IL LIBRO
L’immagine comune che si ha di Attila, re degli Unni, si compone di noti elementi: di un’iconografia che gli dà i tratti fisici normalmente attribuiti ai volti demoniaci; di un epiteto di non chiara origine (il «flagello di Dio»); del gesto di un pontefice, Leone I Magno, che con la sola autorità spirituale lo fermò sul fiume Mincio. Niente, o quasi niente, di questa immagine resiste sulla base dei documenti e delle fonti. Rimettendoli insieme, fonti e documenti, Giuseppe Zecchini racconta il personaggio Attila, la sua biografia possibile, l’interpretazione dell’enigmatica inquietudine che ha trasmesso. Il teatro è il crogiolo, composito e gorgogliante sugli spasimi dell’Impero, delle guerre dei e contro i barbari, che nutrì le saghe nibelungiche, armò Burgundi, Goti, Vescovi guerrieri, il generale Aezio; in cui si consumò il destino breve riservato dalla storia agli Unni.

lunedì 30 marzo 2009

Il Terzo Anello Napoli: dentro il vulcano


di Roberto Saviano

con la collaborazione di Daniela Basso

a cura di Cettina Flaccavento


Dal 27 novembre all'8 dicembre [andato in onda nel 2006 e messo recentemente a disposizione in podcast Nota mia] va in onda su Radio3 il nuovo ciclo del Terzo Anello "Napoli: dentro il vulcano", di Roberto Saviano; dieci puntate, dal lunedì al venerdì alle ore 14.30, realizzate dallo scrittore partenopeo in collaborazione con Daniela Basso, a cura di Cettina Flaccavento.

Dopo "Gomorra", firmando il suo primo programma radiofonico, Saviano continua la sua indagine su Napoli, cartina tornasole di un sistema economico che coinvolge tutta l'Italia.

Nel racconto di Saviano, accompagnato nella prima puntata dalla musica, dalle parole e dalla voce di tre gruppi napoletani (Co'sang, A67 e Kosanost), la città di Napoli è il punto d'osservazione dal quale partire per un viaggio attraverso i maggiori sistemi dell'economia del sud e non solo: il tessile, l'edilizia, il mercato delle armi, le discariche.

Accanto alle storie, Saviano traccia una serie di riflessioni sulla forza e la capacità della parola di incidere sulla realtà: l'ultima puntata del programma, "Scrivere le cose", è proprio dedicata alla letteratura. Che può - e ha quasi il bisogno di - raccontare lo sfruttamento delle merci e degli uomini: dei ragazzini, nuovi arruolati della camorra o coinvolti nel lavoro delle discariche; delle donne, siano queste imprenditrici o vittime involontarie della violenza; del cinema, che muove desideri e interessi nell'immaginario collettivo.
Questi gli argomenti delle puntate della prima settimana: "La musica racconta Napoli: Co'sang, A167, Kosanost" (lunedì 27/11/06); "Viaggio nelle nuove geografie del tessile: geografia e odore delle merci" (martedì 28/11/06); "Cemento, viaggio nella nuova edilizia: i treni dal sud a nord" (mercoledì 29/11/06); "Il mercato delle armi: Kalashnikov" (giovedì 30/11/06); "Le discariche" (venerdì 1/12/06).

Nella seconda settimana, andranno in onda: "Donne: le manager e le vittime di camorra" (lunedì 4/12/06); "Scampia: il mondo salvato dai ragazzini" (martedì 5/12/06); "Il cinema e la camorra: l'immagine criminale alimentata dal cinema" (mercoledì 6/12/06); "Secondigliano: mercato della droga" (giovedì 7/12/06); "Scrivere le cose" (venerdì 8/12/06).


testo e immagine dalla pagina del programma e del riascolto (link miei)

backup mp3


Più su, al nome dell'autore, ho rinviato al sito di wikipedia per mettere a disposizione i link di quella voce, tra cui quello al sito personale di Roberto Saviano.

Non mancate, vi consiglio, di vedere, nel caso l'aveste perso, l'ottimo speciale dedicato a Roberto Saviano, il 25 marzo 2009, nell'ambito della trasmissione "Che tempo che fa", su RAI Tre, ai seguenti link diretti:

Auster, Grossman e Saviano
Speciale con Roberto Saviano
Cetto Laqualunque con Roberto Saviano ;-) col grande attore Antonio Albanese, per ridere, amaro, senza disimpegno o futilità.
Monologo di Roberto Saviano
Intervista a Roberto Saviano

Tutto ciò, insieme ad altri materiali, li trovate ovviamente, impostando una minima ricerca, anche alla pagina della videoteca della trasmissione.

Con l'occasione vi segnalo l'opportunità di vedere, grazie al poco conosciuto, ed apprezzabilissimo, servizio di video/audio on demand, offerto dalla RAI in aggiunta al servizio podcast, già da diversi anni offerto dall'emittente, le trasmissioni che avreste voluto seguire in diretta, o di rivederle in tempi opportuni.
Le pagine del sito RAI sono in costante modifica; guardate qui nella home scorrendola fino in fondo. Quasi nelle ultime righe troverete, nella seconda colonna, una freccina e "ON DEMAND", sotto la quale troverete Rai Tv/Podcast.
Cliccate su RaiTv per la televisione on demand, su Podcast per scoprire un mondo di mp3, da tesaurizzare e da portare con voi in mobilità, sull'iPod o su lettori mp3.

In questo modo si possono rivedere trasmissioni interessanti e godere della visione/ascolto di molta programmazione negletta, confinata in orari improbabili e poco affidabili per eventuali registrazioni.

domenica 29 marzo 2009

Ad alta voce Un anno sull'Altipiano



Marco Paolini legge:

Introduzione di Goffredo Fofi

a cura di Anna Antonelli e Fabiana Carobolante


trasmesso sulle frequenze di rai radio tre dal 29 settembre al 29 ottobre 2008



Le eta' di Roma 3


3 serate e 6 lezioni di storia in piazza del Campidoglio per un'iniziativa promossa e realizzata dal Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali e dagli Editori Laterza

Nelle serate di venerdì 5, sabato 6 e domenica 7 settembre 2008 la piazza michelangiolesca del Campidoglio ha ospitato "Lezioni di Storia. Le Età di Roma". 6 grandi lezioni tenute da 6 grandi storici.
Andrea Carandini, Chiara Frugoni, Antonio Pinelli, Joseph Connors, Marco Fabio Apolloni, Vittorio Vidotto hanno evocato un'epoca di Roma attraverso un personaggio, una famiglia, una piazza, un palazzo.

Ogni sera a partire dalle ore 21 due lezioni magistrali della durata di circa un'ora, introdotte dal giornalista Paolo Conti, supportate in alcuni casi da contributi audiovisivi, ci hanno fatto fare un salto indietro nel tempo: dal passato più antico fino alla storia più recente.

Vittorio Vidotto
L’età contemporanea. Piazza Venezia: celebrazione e sconfitta del mito della patria


Piazza Venezia è lo spazio pubblico in cui la classe politica liberale celebra il Risorgimento della nazione edificando il grande monumento a Vittorio Emanuele II: tempio all’Unità d’Italia e alla libertà dei cittadini e insieme grandioso omaggio alla monarchia. Occupa un lato del colle capitolino come un nuovo Campidoglio unitario e nazionale che domina la piazza e costituisce lo sfondo grandioso di via del Corso. Inaugurato nel 1911, negli anni della Grande Guerra diventa luogo di commemorazione dei caduti e centro simbolico della nazione vittoriosa quando, nel 1921, accoglie la salma del Milite Ignoto. Ma negli stessi anni in cui il monumento e la piazza si consolidano come spazio pubblico nazionale si compie la loro trasformazione politica di parte, nazionalista prima e fascista poi: è a piazza Venezia e sul Vittoriano che si conclude la marcia su Roma. Dal 1929, con Mussolini istallato a palazzo Venezia, la piazza diviene luogo cerimoniale per eccellenza dei discorsi e delle apparizioni del duce, in un rapporto dinamico con la folla sottostante. Piazza politica e patriottica, le sue funzioni simboliche appaiono sempre più legate ai destini imperiali del fascismo. La forza di questo legame impedisce ancora oggi, a oltre sessant’anni dalla sconfitta del regime e nonostante la recente riapertura al pubblico del Vittoriano, di restituire alla larga platea antistante l'Altare della Patria un significato nazionale.

Vittorio Vidotto insegna Storia Contemporanea alla Facoltà di Lettera e Filosofia presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Tra le sue pubblicazioni Laterza: Italiani/e. Dal miracolo economico a oggi (2005), Roma contemporanea (2006) e, con Giovanni Sabbatucci, Il mondo contemporaneo. Dal 1848 a oggi (2007).

Marco Fabio Apolloni
L’età dei Torlonia: l’arte di ostentare il lusso nella Roma papale

La fortuna economica delle maggiori famiglie principesche di Roma è sempre nata grazie all’elevazione di un membro di quelle famiglie al trono di Pietro. Questo non si può dire invece dei Torlonia. Nessuno di loro è diventato papa o cardinale, eppure la famiglia, il nome, lo stemma ebbero lo stesso splendore delle maggiori casate romane, non in virtù dello Spirito Santo, ma grazie allo spirito imprenditoriale, al senso degli affari, all’arte difficile e misteriosa di far quattrini con i quattrini. Ancora oggi, pur invisibile, la famiglia Torlonia possiede la più grande collezione di arte antica che esista al mondo in mani private. Ancora oggi conserva gelosamente il possesso della meravigliosa Villa Albani, mantenuta intatta per oltre un secolo e mezzo, ma visibile solo a pochissimi privilegiati. Ad un dono dei Torlonia dobbiamo il nucleo primigenio della raccolta di pittura della Galleria Nazionale di Roma, ed egualmente lo straordinario gruppo di sculture degli Dei neoclassici che alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna fanno da corte al colossale Ercole e Lica di Antonio Canova, commissionato e pagato da Giovanni Torlonia, fondatore della fortuna familiare. Al figlio di costui, Alessandro, spetta invece l’ambizione di rendere visibile lo splendore della propria ricchezza non al modo fuggevole di una stella cometa, ma come un astro nel firmamento nobiliare di Roma. Questa ambizione fu realizzata, ma ebbe un singolare destino di sfortuna: lo splendido palazzo di piazza Venezia è stato abbattuto senza pietà all’inizio del’900, senza una valida ragione. La villa Torlonia sulla Nomentana, che ebbe anche il fato singolare di ospitare il dittatore Mussolini, è sopravvissuta a stento e fortunosamente all’abbandono e al vandalismo. Ma ciò che è stato rammentato qui finora è solo parte di un mosaico più vasto.
A quanto di tutto ciò esiste ed è invisibile, a quanto è andato perduto e dimenticato, ed a quello che si potrebbe ancora restituire alla vista e alla memoria dei romani, questa lezione è dedicata.

Marco Fabio Apolloni, storico dell’arte, pubblicista e scrittore, è stato critico d’arte di “Epoca”, “Panorama”, “La Voce”, per poi approdare al “Messaggero” di Roma. Nel 2003 ha pubblicato il suo primo romanzo storico sulla Roma ottocentesca, Il Mistero della Locanda Serny (Ponte alle Grazie, Tea), finalista al Premio Strega 2004. Vive a Roma, dove dal 2006 continua l’attività familiare di antiquario.


Testo e immagine tratti dal sito dell’iniziativa


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Le età di Roma 2


3 serate e 6 lezioni di storia in piazza del Campidoglio per un'iniziativa promossa e realizzata dal Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali e dagli Editori Laterza

Nelle serate di venerdì 5, sabato 6 e domenica 7 settembre 2008 la piazza michelangiolesca del Campidoglio ha ospitato "Lezioni di Storia. Le Età di Roma". 6 grandi lezioni tenute da 6 grandi storici.
Andrea Carandini, Chiara Frugoni, Antonio Pinelli, Joseph Connors, Marco Fabio Apolloni, Vittorio Vidotto hanno evocato un'epoca di Roma attraverso un personaggio, una famiglia, una piazza, un palazzo.

Ogni sera a partire dalle ore 21 due lezioni magistrali della durata di circa un'ora, introdotte dal giornalista Paolo Conti, supportate in alcuni casi da contributi audiovisivi, ci hanno fatto fare un salto indietro nel tempo: dal passato più antico fino alla storia più recente.


Antonio Pinelli
L’età dell’oro. Agostino Chigi il Magnifico e gli splendori della Roma di Raffaello

Nei primissimi anni del ’500, il Rinascimento italiano tocca il suo apogeo, grazie alla felice congiuntura determinata dall’incontro tra le ambizioni universalistiche di papi come Giulio II Della Rovere (1503-13) e Leone X Medici (1513-20), che sognano di far rivivere, nel segno della Chiesa di Cristo, i fasti e l’immagine dominatrice dell’antica Roma caput mundi, e il vertiginoso talento di artisti come Bramante, Michelangelo e Raffaello, capaci di rendere tangibile e visibile questo sogno, elaborando un linguaggio architettonico e figurativo che non si limita ad imitare forme e contenuti dell’antichità classica, ma ambisce ad emularne l’elegante splendore e l’ineguagliata magnificenza. Seguendo l’esempio di Giulio II e di Leone X, Agostino Chigi il Magnifico, questa sorta di re Mida della finanza pontificia, profuse gran parte dei suoi denari in splendidi edifici, opere d’arte, banchetti e apparati festivi allietati da memorabili spettacoli teatrali, ingaggiando molti tra i massimi artisti del suo tempo: dal conterraneo Baldassarre Peruzzi a Raffaello, da Sebastiano del Piombo, che egli stesso convinse a spostarsi definitivamente da Venezia a Roma, al Sodoma e allo scultore fiorentino Lorenzetto, per limitarsi a coloro cui affidò gli incarichi di maggior impegno e prestigio. Agostino Chigi, l’unico committente laico in grado di gareggiare in munificenza artistica con i più potenti tra i cardinali e con la stessa corte papale, fu uno dei grandi protagonisti di quest’età dell’oro, tanto ricca e feconda da forgiare un linguaggio artistico destinato ad imporsi come modello supremo per i secoli a venire, ma anche così spensierata da ignorare le nere nuvole scismatiche che si andavano addensando.

Antonio Pinelli insegna Storia dell’Arte Moderna all’Università di Firenze. Dirige la rivista specialistica “Ricerche di Storia dell’Arte”. È noto al grande pubblico per i suoi articoli sulla pagina culturale di “Repubblica”. Con Laterza ha pubblicato La bellezza impura. Arte e politica nell'Italia del Rinascimento (2004) e Roma del Rinascimento (2007).

Joseph Connors
L’età barocca. Piazza Navona, giochi greci, geroglifici egiziani e potere papale

Tra il 1644 e il 1670 Piazza Navona assunse nuova forma e, da antico stadio in rovina, divenne la più leggendaria piazza romana. Bernini, Cortona e Borromini, insieme ai Rainaldi (Girolamo e Carlo), costruirono un palazzo che vantava un’infilata di stanze talmente lunga che era possibile sperimentarvi i cannocchiali, una galleria con i più bei cicli di affreschi barocchi, una fontana maestosa che celebrava i quattro grandi fiumi del mondo cristiano e una chiesa che aveva una delle cupole più alte di Roma. Nessun altro spazio urbano di Roma rivela altrettanto chiaramente le ossessioni barocche per la dinastia e per il destino. Millenaria per storia e globale per pubblico, Piazza Navona divenne un palcoscenico in cui si rappresentava il dramma di un martirio avvenuto agli inizi del cristianesimo, si esaltavano le origini etrusche, si decifravano geroglifici egiziani, si esplorava il più profondo mondo sotterraneo e Virgilio veniva allegorizzato per dare ascendenze mitologiche a una famiglia di provincia che la roulette del conclave aveva improvvisamente catapultato al potere.

Joseph Connors è tra i più importanti specialisti dell’architettura della Roma barocca e rinascimentale e dell’opera di Borromini Ha insegnato all’Università di Chicago e alla Columbia University e ha diretto la American Academy di Roma. Direttore di Villa I Tatti, il prestigioso Centro dell’Università di Harvard per lo studio del Rinascimento italiano a Settignano (Firenze) fondato da Bernard Berenson, insegna Storia dell’Arte e dell’Architettura a Harvard. Ha pubblicato con Laterza Alleanze e inimicizie. L’urbanistica di Roma barocca (2005).

Testo e immagine tratti dal sito dell’iniziativa

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Le età di Roma 1


3 serate e 6 lezioni di storia in piazza del Campidoglio per un'iniziativa promossa e realizzata dal Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali e dagli Editori Laterza Nelle serate di venerdì 5, sabato 6 e domenica 7 settembre 2008 la piazza michelangiolesca del Campidoglio ha ospitato "Lezioni di Storia. Le Età di Roma". 6 grandi lezioni tenute da 6 grandi storici.Andrea Carandini, Chiara Frugoni, Antonio Pinelli, Joseph Connors, Marco Fabio Apolloni, Vittorio Vidotto hanno evocato un'epoca di Roma attraverso un personaggio, una famiglia, una piazza, un palazzo.Ogni sera a partire dalle ore 21 due lezioni magistrali della durata di circa un'ora, introdotte dal giornalista Paolo Conti, supportate in alcuni casi da contributi audiovisivi, ci hanno fatto fare un salto indietro nel tempo: dal passato più antico fino alla storia più recente.


Andrea Carandini
L’età dei Tarquini. Il mistero di Servio Tullio

Al racconto della leggenda dei re fondatori (Romolo, Tito Tazio e Numa) ecco succedere la saga dei Tarquini, densa di misteri ambientati in una seconda Roma, dopo quella romulea, ma tuttavia la prima a poter essere definita grande. Tra la fine del VII sec. e la fine del VI sec. a.C. hanno regnato a Roma due re: uno di origine greca, Tarquinio Prisco, l’altro di origine etrusca, Tarquinio il Superbo. Tra questi due ha regnato Servio Tullio, di origine probabilmente latina, rifondatore della città e della costituzione originaria: un nuovo Romolo. Come Romolo, infatti, è un eroe di origine divina, figlio di una donna che accudisce il focolare regio e di un essere extra-umano: il Lare familiare. E ancora, Servio Tullio, come Romolo, è avvolto da un mistero, a cavallo tra mito e storia, che si può tentare di svelare. Se il padre mitico di Servio era un Lare familiare che aveva posseduto una regina vinta e serva della moglie di Tarquinio Prisco, di chi era realmente discendente Servius, figlio di schiava asservita e futuro re di Roma?
A queste e altre domande archeologia e storia cercheranno di dare risposta.

Andrea Carandini insegna Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana alla Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università di Roma “La Sapienza”. Recentemente ha diretto gli scavi presso le pendici settentrionali del Palatino, portando alla luce resti e reperti della città risalenti alla seconda metà dell’VIII secolo a.C. Ha pubblicato con Laterza Roma. Il primo giorno (2007). In corso di pubblicazione: La casa di Augusto. Dai “Lupercalia” al Natale (con Daniela Bruno).

Chiara Frugoni
L’età di Paolo III. Quando Marc’Aurelio si chiamava Costantino

Eccolo il Marco Aurelio, il meraviglioso gruppo equestre che domina la piazza del Campidoglio. Non sempre è stato qui, ci è arrivato: prima era collocato davanti al Laterano. La sua lunga storia ha dell’incredibile. Vi si mescolano fortuna, equivoci, fraintendimenti. Nel Medioevo, infatti, si credeva che la statua raffigurasse Costantino, l’imperatore che aveva concesso libertà di culto alla Chiesa cristiana. Lo scambio di persona gli valse la salvezza: fu per quell’errore che sfuggì alle fiamme della fusione, come invece accadde a molte altre statue. Non solo: sembra che Marco Aurelio abbia il dono di far fiorire un gran numero di leggende. Il ciuffo sulla testa del cavallo fu creduto a lungo un cuculo, animale sacro a Marte. Il nemico calpestato che un tempo giaceva ai piedi del cavaliere fu creduto un nano, al quale si attribuiva una relazione con la moglie di Costantino. Guardando la statua siamo al centro di un suggestivo incrocio tra realtà e finzione, dove per capire meglio la storia bisogna inforcare, almeno per un’ora, gli occhiali della leggenda.


Chiara Frugoni è fra i maggiori medievisti italiani: i suoi libri, tradotti in varie lingue anche fuori d’Europa, hanno avuto grande successo e molte edizioni. Ha insegnato Storia Medievale nelle Università di Pisa e Roma. Tra le sue pubblicazioni, per i tipi Laterza, Una solitudine abitata. Chiara d'Assisi (Laterza 2007), Medioevo sul naso. Occhiali, bottoni e altre invenzioni medievali (Laterza 2007), Dizionario del Medioevo (Laterza 2008).

Testo e immagine tratti dal sito dell’iniziativa


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Lezioni di Storia - I giorni di Roma



Dalla fondazione all'incendio di Nerone, dall'incoronazione di Carlo Magno al rogo di Giordano Bruno, dalla breccia di Porta Pia alle Fosse Ardeatine: Roma è stata il palcoscenico di grandi vicende che hanno cambiato il corso della storia. All'Auditorium 9 grandi storici hanno raccontato 9 giornate cruciali per l'Italia e per il mondo. Da ottobre a marzo ogni due settimane, la domenica mattina, nella sala Sinopoli dell'Auditorium Parco della Musica, alle ore 11, Andrea Carandini, Luciano Canfora, Andrea Giardina, Alessandro Barbero, Antonio Pinelli, Anna Foa, Vittorio Vidotto, Emilio Gentile, Alessandro Portelli hanno aperto al pubblico una finestra su un'epoca, i suoi personaggi e le sue trasformazioni.

Le Lezioni di Storia si sono tenute presso l'Auditorium Parco della Musica, viale Pietro de Coubertin, Roma - Sala Sinopoli, alle ore 11.00 e sono state introdotte da Paolo di Paolo.

18 marzo 2007
Alessandro Portelli
24 marzo 1944: Le Fosse Ardeatine


24 marzo 1944: alle sette della sera la strage è finita. Non rimane che far saltare in aria la cava e murarne l'ingresso per coprire la terribile verità dei giustiziati. Circa 75 sono ebrei detenuti in base all'ordine generale di rastrellamento e in attesa di essere avviati a un campo di concentramento, molti sono prigionieri politici presi dalle celle di Regina Coeli, altri da via Tasso, altri ancora rastrellati per strada e numerosi sono detenuti per reati comuni, oltre a due ragazzi di 15 anni. «Per la dimensione della strage, le Fosse Ardeatine restano una ferita aperta nella memoria e nei sentimenti della città. Basta guardarsi intorno, grattare la superficie della memoria, e i racconti che ne sgorgano. Roma ne è piena. Furono trucidate trecentotrentacinque persone, che vogliono dire ormai tre generazioni di altrettante famiglie, parenti stretti, parenti lontani; per ognuno, vogliono dire amici, compagni di lavoro, di partito, di sindacato, di scuola, di chiesa, e vicini di casa, di quartiere: il racconto delle Fosse Ardeatine è un seguito di anelli concentrici che si espandono fino a pervadere lo spazio della città. Certo non è né l'unica né la peggiore delle stragi naziste. È, però, l'unica strage "metropolitana" avvenuta in Europa. E non solo perché è l'unica perpetrata entro uno spazio urbano, ma anche perché è l'unica che nell'eterogeneità delle vittime riassuma tutta la complessa stratificazione di una grande città.»

Alessandro Portelli è professore di Lingue e letterature angloamericane all'Università di Roma La Sapienza. La sua ricerca ha riguardato soprattutto i territori di confine, gli incontri, le contaminazioni, le differenze: il rapporto fra letteratura, culture popolari, culture di massa; scrittura, oralità e musica; culture 'egemoni' e culture 'di minoranza'.

http://www.laterza.it/lezionidistoria1/9.htm

Nota mia personale:

aggiungo di seguito due link dal blog del professor Portelli:

  • un link a un intervento del 27 marzo 2009, relativo a un suo articolo pubblicato su Il manifesto del 25 marzo 2009, in cui viene esaminato lo stato e il degrado attuale della memoria storica.
  • un link al testo di una lettera del professor Portelli, diretta al Corriere della Sera, scritta nel febbraio 2007 per fare chiarezza, da storico, sui luoghi comuni ed errori sulla vicenda delle Fosse Ardeatine.

e un link al materiale iconografico, dal sito de La Repubblica, pubblicato in occasione del 65mo anniversario dell'eccidio, compiuto il 24 marzo del 1944.

4 marzo 2007
Emilio Gentile
9 maggio 1936: L'Impero torna a Roma


9 maggio 1936: alle 22.30 il duce annuncia dal balcone di Palazzo Venezia ‘la riapparizione dell'impero sui colli fatali di Roma’. È l'apice del successo di Mussolini: finalmente può vantare il suo Impero, che «porta i segni indistruttibili della volontà e della potenza del Littorio romano». Sono passati pochi mesi dall'inizio della campagna d'Etiopia, quando il duce ha fatto il suo ingresso nelle competizioni coloniali, dettato da motivi di prestigio ‘nazionale’ e di consenso interno. Scarsi combattimenti sanciscono la superiorità militare italiana: il 6 maggio 1936 le forze armate guidate da Badoglio entrano in Addis Abeba e tre giorni dopo Mussolini tuona alle folle il suo proclama. È il preludio al razzismo e all’antisemitismo di Stato, l’apogeo del fascismo, il massimo del consenso degli italiani al regime, il culmine mitico e rituale della sacralizzazione della politica nella fusione mistica del duce con la massa. Ma anche il vertice della sua parabola, dopo quattordici anni di ascesa consapevole e decisa. Da lì inizia la corsa sulla scia della Germania nazista verso la guerra e la catastrofe.

Emilio Gentile è professore di Storia contemporanea all’Università di Roma La Sapienza. Nel 2003 ha ricevuto dall’Università di Berna il Premio Hans Sigrist per i suoi studi sulle religioni della politica. È uno dei maggiori esperti di storia del fascismo e i suoi libri sono stati tradotti nelle principali lingue del mondo.

http://www.laterza.it/lezionidistoria1/8.htm

18 febbraio 2007
Vittorio Vidotto
20 settembre 1870: La breccia di Porta Pia


20 settembre 1870: poco dopo le dieci del mattino, i cannoni dell'artiglieria italiana cessano di tuonare contro le mura di Roma e i bersaglieri del nuovo Regno d'Italia si lanciano all'assalto di Porta Pia, contrastati ancora dal fuoco di fucileria degli ultimi difensori del papa. Da giorni, 60.000 soldati del generale Cadorna sono schierati lungo le vie Salaria, Appia, Aurelia e Tiburtina e stanno convergendo sulla città. Nell'azione cadono pochi uomini, dall'una e dall'altra parte. Pio IX ha infatti ordinato una resistenza solo simbolica e ha già preparato la bandiera bianca. La presa della città è dunque quasi solo un atto formale e poco tempo dopo la breccia, un plebiscito sanziona a schiacciante maggioranza l'annessione di Roma e del Lazio al Regno d'Italia. Un episodio di guerra in fondo modesto segna un mutamento epocale. Cade lo Stato pontificio, finisce dopo oltre un millennio il potere temporale dei papi e si compie l'unità del Paese.
La data del 20 settembre conosce alterne fortune e divide le coscienze, continuando nel tempo ad accendere lo scontro ideologico fra clericalismo e anticlericalismo. Festa nazionale nel 1895, viene cancellata definitivamente nel 1929 con la firma dei Patti Lateranensi. Da quel giorno, da quel momento, al di là delle ricorrenze e del loro valore simbolico, nasce una nuova consapevolezza: la laicità dello Stato e la missione interamente religiosa della Chiesa.

Vittorio Vidotto è professore di Storia contemporanea alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma La Sapienza. Ha pubblicato numerosi studi sulla contemporaneità dedicati alla storia d'Italia e a quella di Roma.

http://www.laterza.it/lezionidistoria1/7.htm

4 febbraio 2007
Anna Foa
17 febbraio 1600: Il rogo di Giordano Bruno


17 febbraio 1600: il filosofo Giordano Bruno, condannato per eresia dall'Inquisizione romana, brucia, spogliato nudo, legato a un palo e imbavagliato, in Piazza Campo de' Fiori. Ad ardere sul rogo non è un cristiano qualunque, come Roma non è solo la capitale dello Stato della Chiesa ma anche il centro della cristianità. Bruno è un personaggio cosmopolita, amico di principi e ambasciatori, una figura europea di grande fama e livello intellettuale, noto ovunque. Glielo riconoscono, a Roma, i suoi giudici, che fanno di tutto per convincerlo ad abiurare, perfino il cardinal Bellarmino, a capo del Santo Uffizio, il grande persecutore di Galileo Galilei. Sarebbe bastato un atto di sottomisione e avrebbe avuto salva la vita. Invece su di lui e sulla sua teoria ereticale cade il silenzio. I libri bruciati dall'Inquisizione, il suo pensiero dimenticato, avvolto nell'oblio per molto tempo. Fino a tempi recenti, per la Chiesa Giordano Bruno è un eretico e questo giustifica il suo rogo. Un rogo che, in una piazza romana, ha illuminato l'alba di un secolo, a simboleggiare il trionfo della repressione e dell'intolleranza in un'Europa dilaniata dagli odi e dalle guerre religiose.

Anna Foa è professore di Storia moderna all'Università di Roma La Sapienza. Si è occupata di storia della cultura nella prima età moderna e di storia della mentalità e ha pubblicato studi monografici sul rapporto tra eresia, ateismo e magia, e sulle vicende europee del popolo ebraico.

http://www.laterza.it/lezionidistoria1/6.htm

14 gennaio 2007
Antonio Pinelli
6 maggio 1527: Il Sacco di Roma


«Il 6 maggio abbiamo preso d'assalto Roma, ucciso seimila persone, saccheggiato le case, preso quello che abbiamo trovato nelle chiese e alla fine incendiato buona parte della città». Così un lanzichenecco descrive il saccheggio che le truppe imperiali infliggono a Roma. Le truppe a difesa della città sono deboli, le mura e l'artiglieria non bastano a fermare gli assedianti. Clemente VII riesce a riparare a Castel Sant'Angelo solo grazie al sacrificio dell'intera Guardia svizzera. Da lì assiste per circa otto lunghissimi mesi a uno spettacolo inaudito: Roma messa a ferro e fuoco come Troia, Gerusalemme, Cartagine. Un'orda di soldati affamati, senza paga e incontrollati assaltano le case, i palazzi, le chiese di una città intera e Campo de' Fiori è trasformato in un mercato a cielo aperto per le opere rubate nei palazzi della nobiltà romana.
Quella data secondo alcuni storici segna la fine della stagione più intensa del Rinascimento italiano, la diaspora degli artisti che avevano fatto di Roma un esempio di splendore. Quello che rimane è un senso di sgomento, di paura, quasi il segno tangibile di una punizione apocalittica.

Antonio Pinelli è professore di Storia dell'arte moderna all'Università di Pisa. Noto al grande pubblico per i suoi articoli sulla pagina culturale di "Repubblica", è autore di numerosi saggi che analizzano il rapporto tra arte e politica, arte e società, arte e cultura nel Rinascimento, nel Settecento e nell'Ottocento.
http://www.laterza.it/lezionidistoria1/5.htm

10 dicembre 2006
Alessandro Barbero
25 dicembre dell'800: L'incoronazione di Carlo Magno


È la mattina di Natale dell'anno 800: Carlo Magno avanza in San Pietro e china la testa davanti al pontefice Leone III per ricevere dalle sue mani la corona imperiale. È un evento senza precedenti: è l'atto di nascita di uno spazio geopolitico occidentale che al di là delle vicissitudini della corona imperiale continua ancora oggi a costituire l'orizzonte predominante della storia europea.
L'incoronazione di Carlo Magno non ha lo scopo di risuscitare l'impero romano, ma celebra sotto un nome antico un potere nuovo, il cui ambito d'azione è un'Europa completamente ridisegnata rispetto a quella dei Romani. Il nuovo sovrano regna su un impero che ha perduto il Mediterraneo e in compenso si è aperto verso il Nord; un impero che si estende da Barcellona a Budapest, da Amburgo a Benevento, un impero continentale e atlantico che assomiglia all'Occidente moderno assai più che all'impero dei Cesari. Non solo. Quel giorno dell'anno 800 è una data memorabile nella storia di Roma. La scelta di Leone III di chiamare Carlo Magno e di unire per sempre la Chiesa romana al nuovo impero occidentale sancisce definitivamente la vocazione europea della metropoli: le sorti della Città Eterna sono ormai legate a quelle dell'Occidente.

Alessandro Barbero è professore di Storia medievale all'Università del Piemonte Orientale. Studioso di prestigio, autore di opere specialistiche e manualistiche, coltiva una predilezione per la storia militare. Con il primo dei suoi romanzi di successo ha vinto nel 1996 il Premio Strega.

http://www.laterza.it/lezionidistoria1/4.htm

26 novembre 2006
Andrea Giardina
18 luglio dell'anno 64 d.C.: L'incendio di Nerone


La notte del 18 luglio dell'anno 64 d.C. un incendio comincia divampare nella parte del Circo Massimo più prossima al Palatino e all'Esquilino. Alimentate dal vento e dall'olio dei magazzini, le fiamme divorano le «regioni» in cui Augusto aveva diviso la città. Di quattordici ne restano intatte soltanto quattro. È una delle più grandi catastrofi nella storia della città di Roma, con migliaia di vittime e cumuli di rovine.
Nessuno poteva dire con certezza di chi fosse la colpa di quel disastro ma i traumi collettivi hanno comunque bisogno di cause certe e di colpevoli da punire. La caccia all'incendiario comincia immediatamente e il primo dei sospettati è Nerone, l'imperatore. Quello che segue è fin troppo noto: atterrito dall'accusa, Nerone riversa la colpa sui cristiani e li condanna a una morte atroce.
Il caso, il fuoco, l'imperatore, la musica, il popolo, i martiri: cosa è veramente accaduto quella notte di luglio e nei giorni seguenti, quando Roma e tutti i protagonisti di quella tragedia entrano velocemente in scena, proiettando il loro straordinario intreccio nella memoria dell'Occidente?

Andrea Giardina è professore di Storia romana all'Università di Roma La Sapienza e Presidente dell'Istituto italiano per la storia antica. Autore di studi specialistici, di opere monografiche e coautore di un fortunato manuale per le scuole superiori, ha pubblicato volumi di successo dedicati a Roma antica e al suo mito.

http://www.laterza.it/lezionidistoria1/3.htm

12 novembre 2006
Luciano Canfora
19 agosto dell’anno 43 a.C.: La prima «marcia su Roma
»

Puntare sulla capitale scortato da un esercito vincitore ma rimasto improvvisamente senza capi; farsi attribuire, a diciannove anni, la massima magistratura imponendo come collega un parente che avrebbe fatto uccidere poche settimane dopo; atterrire, armi in pugno, il Senato e imporgli di avallare una procedura così sfacciatamente eversiva; avviare le più feroci proscrizioni che la Repubblica avesse mai visto, creando una inedita magistratura straordinaria – il «triumvirato».
Questa la «marcia su Roma» di Gaio Giulio Cesare Ottaviano, avvenuta il 19 agosto dell'anno 43 a.C.
Mai la Repubblica ha visto alcunché di simile, neanche con Silla. Eppure, proprio questo grande «criminale», autore di un riuscitissimo colpo di Stato, passa il resto della sua carriera, fondata tutta su quella marcia e sul vantaggio incolmabile che essa gli aveva dato, a costruire con successo la propria immagine di restauratore della legalità e garante della pace.

Luciano Canfora è professore di Filologia classica all'Università di Bari. Intellettuale molto noto in Italia e all'estero, fa parte dei comitati scientifici e direttivi di importanti fondazioni e prestigiose riviste scientifiche internazionali. Firma articoli per il “Corriere della Sera”.

http://www.laterza.it/lezionidistoria1/2.htm

29 ottobre 2006
Andrea Carandini
21 aprile dell’anno 753 a.C.: La fondazione della città


21 aprile 753 a.C.: il giorno e l’anno di nascita di Roma sono la data di una fantasia, di un mito fondativo, la vicenda suggestiva di un gemello, sfuggito miracolosamente alla morte per annegamento? O invece rimandano a un fatto realmente accaduto? Ovvero a quel solco che Romolo avrebbe tracciato intorno al Palatino per definire il perimetro dell'abitato più antico di Roma? «È difficile per noi capire come una città possa essere creata con la bacchetta magica, ma avveniva così, almeno tra Etruschi e Latini, solo che la bacchetta era il lituo», una specie di bastone impugnato dai re-auguri. «Per attuare una cerimonia del genere basta un giorno, come appunto il 21 aprile», festa di Pales, divinità del Palatino. È probabile che il fondatore di Roma avesse scelto quella data per ingraziarsi la divinità del luogo dove svolgere la cerimonia iniziale: fondare era, infatti, principalmente un rito. Oggi, finalmente, l’archeologia riscopre le tracce di quella fondazione e rivela quanto quella cerimonia non sia stata solo un mito ma l'alba della civiltà come oggi possiamo ancora intenderla.

Andrea Carandini è professore di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana all’Università di Roma La Sapienza. Recentemente ha diretto gli scavi presso le pendici settentrionali del Palatino portando alla luce preziosi reperti relativi alle prime forme organizzative della Capitale.

http://www.laterza.it/lezionidistoria1/1.htm

testo e immagine tratti dal sito Laterza.
link alla pagina della presentazione degli eventi ove sono disponibili al download i file

backup file mp3 dell'intero ciclo

venerdì 27 marzo 2009

Alle otto della sera Betasom


Di Achille Rastelli. Regia di Caterina Olivetti. A cura di Giancarlo Simoncelli.

Betasom era il nome convenzionale assegnato alla base dei sommergibili italiani a Bordeaux durante la Seconda guerra mondiale da dove queste unità parteciparono alla Battaglia dell'Atlantico insieme ai sommergibili tedeschi. In queste conversazioni, dopo una breve introduzione che inquadra i mezzi impiegati e il teatro operativo, verranno raccontate le storie delle navi e degli uomini che li portarono al combattimento, fra questi in particolare Fecia di Cossato, Gazzana Priaroggia, Todaro, Longobardo, Longanesi ed altri. Verranno raccontate anche le storie del salvataggio dei naufraghi della nave corsara Atlantis, del transatlantico Laconia e delle avventure dei marinai italiani a Singapore. Con queste conversazioni non si esaurisce la storia di questi uomini e di queste navi, ma si offre ad un vasto pubblico un aspetto della storia del nostro Paese finora noto solo ad una ristretta cerchia di specialisti e di appassionati della storia navale e militare.

mercoledì 25 marzo 2009

Bruce Springsteen Lezioni di Rock Assante Castaldo

Un riepilogo, ad oggi, degli eventi dedicati a Bruce Springsteen nell'ambito di più di una rassegna di Lezioni di rock, viaggio al centro della musica, al Parco della musica, e disponibili all'ascolto, in podcast sulle pagine ad essi relative e nelle mie copie di backup mp3, messe in condivisione, di download più celere.

Bruce Springsteen e il rock americano degli anni Settanta

backup mp3

Bruce Springsteen. Bob Marley e il reggae

backup mp3

Bruce Springsteen – Born in the Usa

martedì 24 marzo 2009

Storyville - Bruce Springsteen

Sono certa che molti apprezzeranno questo ciclo di Storyville in cinque puntate, di e con Alessandro Portelli, dedicato a Bruce Springsteen.
Felicemente messo a disposizione da RAI radio tre, in podcast nei primi giorni di febbraio, è stato subito tesaurizzato dai podcaster più accaniti, dagli estimatori di Bruce Springsteen e da chi ben conosce le qualità di Alessandro Portelli.
Docente di Letteratura angloamericana all’Università «La Sapienza» di Roma, Sandro Portelli è, tra l'altro, un geniale - e innovatore - studioso della storia orale, italiana e internazionale.
Sensibile ai temi del mondo popolare, marginale e non egemone, partecipe ma attento analista del racconto, del desiderio, del sogno, nessuno meglio di lui avrebbe potuto esserci guida e compagno in questo incontro con Bruce Springsteen ed i temi delle sue periferie.



e a proposito del professore, nei prossimi giorni, appena avrò un po' di tempo per riordinare i miei archivi, condividerò in questo blog una puntata di Fahrenheit di gennaio 2008, due sue toccanti lezioni di storia, di cui per il momento non anticipo altro, un suo ciclo settimanale per Damasco e, tornando alla musica, se solo riuscissi a mettere le mani su Il blues della balena bianca... ;-)).
Ma non dispero!

sabato 21 marzo 2009

Dentro la sera - Conversazioni sullo scrivere


Di Giuseppe Pontiggia a cura di Nicola Pedone

"Dentro la sera - Conversazioni sullo scrivere" è un ciclo di venticinque incontri in diretta che Giuseppe Pontiggia tenne per Radio Rai nel 1994. Partendo dai problemi e dalle tecniche dello scrivere, dai dubbi del principiante e dai suoi errori più comuni, il grande scrittore arriva infine a porsi domande sul significato ultimo della scrittura, che per Pontiggia è sempre un viaggio alla ricerca di ciò che l'autore stesso non conosceva, perché un buon libro "è un libro che ne sa più dell'autore". Con il consueto tono bonario e colloquiale, ma altrettanto pronto all'affondo ironico, Pontiggia ci regala anche memorabili analisi di passi di grandi scrittori, da Boccaccio a Joseph Roth. Non ultima, la grande attenzione di Pontiggia al linguaggio quotidiano. Perché la grande avventura comincia proprio da qui, "da un uso responsabile delle parole".

testo e immagine dalla pagina della trasmissione e del riascolto


backup file mp3

Non è consolatorio aprire un volumetto, curiosando in libreria, e trovarci un compagno di idiosincrasie per certi usi del linguaggio?

Un volumetto come Le sabbie immobili, per esempio.

giovedì 19 marzo 2009

Alle otto della sera Van Gogh


Di Giordano Bruno Guerri. Regia di Giancarlo Simoncelli

Andato in onda alle 20:00 da lunedì 25 febbraio a venerdì 21 marzo 2008 sul secondo programma radiofonico della RAI.

Con la precisione dello storico e la brillantezza del polemista, Giordano Bruno Guerri ci racconta un van Gogh diverso da una leggenda ben confezionata come un'oleografia da salotto. Un van Gogh che nessuno aveva mai saputo o voluto vedere, tranne forse Henri de Toulouse-Lautrec, che con la sua matita spietata lo ritrasse com'era, "uomo inflessibile e maniaco, stizzoso e violento, convinto delle sue idee fino alla paranoia".
Dopo gli studi di Georges Bataille e Antonin Artaud, anche Guerri esce dall'iconografia vangogghiana ufficiale per capire quali nodi segreti legano l'uomo all'opera e questa a noi, restituendoci un ritratto di van Gogh a figura finalmente intera, con una fulgida tavolozza di toni narrativi.
I rapporti con il padre e il fratello Theo, che riguardano più la psicanalisi che gli affetti, come quelli con Paul Gauguin, le crisi religiose, gli amori infelici, il mondo della pittura parigina di fine Ottocento, gli impressionisti, i bevitori d'assenzio, il successo postumo di van Gogh sono alcuni degli elementi sviscerati in questa serie di Alle otto della sera: da parte di un autore noto per le sue biografie brillanti e innovative su alcuni protagonisti del Novecento e che ora, con Vincent van Gogh e con una biografia di Gabriele d'Annunzio in uscita da Mondadori, ha allargato i suoi studi all'Ottocento.

Testo e immagine tratti dalla pagina del programma e del riascolto

backup puntate mp3 20/20

Ad alta voce Le memorie di Barry Lyndon


Massimo Popolizio

legge:

Le Memorie di Barry Lyndon

di William Makepeace Thackeray

introduzione di Nadia Fusini

Tecnico del suono Carlo Cursi

a cura di Anna Antonelli e Fabiana Carobolante