domenica 29 marzo 2009

Ad alta voce Un anno sull'Altipiano



Marco Paolini legge:

Introduzione di Goffredo Fofi

a cura di Anna Antonelli e Fabiana Carobolante


trasmesso sulle frequenze di rai radio tre dal 29 settembre al 29 ottobre 2008



Le eta' di Roma 3


3 serate e 6 lezioni di storia in piazza del Campidoglio per un'iniziativa promossa e realizzata dal Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali e dagli Editori Laterza

Nelle serate di venerdì 5, sabato 6 e domenica 7 settembre 2008 la piazza michelangiolesca del Campidoglio ha ospitato "Lezioni di Storia. Le Età di Roma". 6 grandi lezioni tenute da 6 grandi storici.
Andrea Carandini, Chiara Frugoni, Antonio Pinelli, Joseph Connors, Marco Fabio Apolloni, Vittorio Vidotto hanno evocato un'epoca di Roma attraverso un personaggio, una famiglia, una piazza, un palazzo.

Ogni sera a partire dalle ore 21 due lezioni magistrali della durata di circa un'ora, introdotte dal giornalista Paolo Conti, supportate in alcuni casi da contributi audiovisivi, ci hanno fatto fare un salto indietro nel tempo: dal passato più antico fino alla storia più recente.

Vittorio Vidotto
L’età contemporanea. Piazza Venezia: celebrazione e sconfitta del mito della patria


Piazza Venezia è lo spazio pubblico in cui la classe politica liberale celebra il Risorgimento della nazione edificando il grande monumento a Vittorio Emanuele II: tempio all’Unità d’Italia e alla libertà dei cittadini e insieme grandioso omaggio alla monarchia. Occupa un lato del colle capitolino come un nuovo Campidoglio unitario e nazionale che domina la piazza e costituisce lo sfondo grandioso di via del Corso. Inaugurato nel 1911, negli anni della Grande Guerra diventa luogo di commemorazione dei caduti e centro simbolico della nazione vittoriosa quando, nel 1921, accoglie la salma del Milite Ignoto. Ma negli stessi anni in cui il monumento e la piazza si consolidano come spazio pubblico nazionale si compie la loro trasformazione politica di parte, nazionalista prima e fascista poi: è a piazza Venezia e sul Vittoriano che si conclude la marcia su Roma. Dal 1929, con Mussolini istallato a palazzo Venezia, la piazza diviene luogo cerimoniale per eccellenza dei discorsi e delle apparizioni del duce, in un rapporto dinamico con la folla sottostante. Piazza politica e patriottica, le sue funzioni simboliche appaiono sempre più legate ai destini imperiali del fascismo. La forza di questo legame impedisce ancora oggi, a oltre sessant’anni dalla sconfitta del regime e nonostante la recente riapertura al pubblico del Vittoriano, di restituire alla larga platea antistante l'Altare della Patria un significato nazionale.

Vittorio Vidotto insegna Storia Contemporanea alla Facoltà di Lettera e Filosofia presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Tra le sue pubblicazioni Laterza: Italiani/e. Dal miracolo economico a oggi (2005), Roma contemporanea (2006) e, con Giovanni Sabbatucci, Il mondo contemporaneo. Dal 1848 a oggi (2007).

Marco Fabio Apolloni
L’età dei Torlonia: l’arte di ostentare il lusso nella Roma papale

La fortuna economica delle maggiori famiglie principesche di Roma è sempre nata grazie all’elevazione di un membro di quelle famiglie al trono di Pietro. Questo non si può dire invece dei Torlonia. Nessuno di loro è diventato papa o cardinale, eppure la famiglia, il nome, lo stemma ebbero lo stesso splendore delle maggiori casate romane, non in virtù dello Spirito Santo, ma grazie allo spirito imprenditoriale, al senso degli affari, all’arte difficile e misteriosa di far quattrini con i quattrini. Ancora oggi, pur invisibile, la famiglia Torlonia possiede la più grande collezione di arte antica che esista al mondo in mani private. Ancora oggi conserva gelosamente il possesso della meravigliosa Villa Albani, mantenuta intatta per oltre un secolo e mezzo, ma visibile solo a pochissimi privilegiati. Ad un dono dei Torlonia dobbiamo il nucleo primigenio della raccolta di pittura della Galleria Nazionale di Roma, ed egualmente lo straordinario gruppo di sculture degli Dei neoclassici che alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna fanno da corte al colossale Ercole e Lica di Antonio Canova, commissionato e pagato da Giovanni Torlonia, fondatore della fortuna familiare. Al figlio di costui, Alessandro, spetta invece l’ambizione di rendere visibile lo splendore della propria ricchezza non al modo fuggevole di una stella cometa, ma come un astro nel firmamento nobiliare di Roma. Questa ambizione fu realizzata, ma ebbe un singolare destino di sfortuna: lo splendido palazzo di piazza Venezia è stato abbattuto senza pietà all’inizio del’900, senza una valida ragione. La villa Torlonia sulla Nomentana, che ebbe anche il fato singolare di ospitare il dittatore Mussolini, è sopravvissuta a stento e fortunosamente all’abbandono e al vandalismo. Ma ciò che è stato rammentato qui finora è solo parte di un mosaico più vasto.
A quanto di tutto ciò esiste ed è invisibile, a quanto è andato perduto e dimenticato, ed a quello che si potrebbe ancora restituire alla vista e alla memoria dei romani, questa lezione è dedicata.

Marco Fabio Apolloni, storico dell’arte, pubblicista e scrittore, è stato critico d’arte di “Epoca”, “Panorama”, “La Voce”, per poi approdare al “Messaggero” di Roma. Nel 2003 ha pubblicato il suo primo romanzo storico sulla Roma ottocentesca, Il Mistero della Locanda Serny (Ponte alle Grazie, Tea), finalista al Premio Strega 2004. Vive a Roma, dove dal 2006 continua l’attività familiare di antiquario.


Testo e immagine tratti dal sito dell’iniziativa


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Le età di Roma 2


3 serate e 6 lezioni di storia in piazza del Campidoglio per un'iniziativa promossa e realizzata dal Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali e dagli Editori Laterza

Nelle serate di venerdì 5, sabato 6 e domenica 7 settembre 2008 la piazza michelangiolesca del Campidoglio ha ospitato "Lezioni di Storia. Le Età di Roma". 6 grandi lezioni tenute da 6 grandi storici.
Andrea Carandini, Chiara Frugoni, Antonio Pinelli, Joseph Connors, Marco Fabio Apolloni, Vittorio Vidotto hanno evocato un'epoca di Roma attraverso un personaggio, una famiglia, una piazza, un palazzo.

Ogni sera a partire dalle ore 21 due lezioni magistrali della durata di circa un'ora, introdotte dal giornalista Paolo Conti, supportate in alcuni casi da contributi audiovisivi, ci hanno fatto fare un salto indietro nel tempo: dal passato più antico fino alla storia più recente.


Antonio Pinelli
L’età dell’oro. Agostino Chigi il Magnifico e gli splendori della Roma di Raffaello

Nei primissimi anni del ’500, il Rinascimento italiano tocca il suo apogeo, grazie alla felice congiuntura determinata dall’incontro tra le ambizioni universalistiche di papi come Giulio II Della Rovere (1503-13) e Leone X Medici (1513-20), che sognano di far rivivere, nel segno della Chiesa di Cristo, i fasti e l’immagine dominatrice dell’antica Roma caput mundi, e il vertiginoso talento di artisti come Bramante, Michelangelo e Raffaello, capaci di rendere tangibile e visibile questo sogno, elaborando un linguaggio architettonico e figurativo che non si limita ad imitare forme e contenuti dell’antichità classica, ma ambisce ad emularne l’elegante splendore e l’ineguagliata magnificenza. Seguendo l’esempio di Giulio II e di Leone X, Agostino Chigi il Magnifico, questa sorta di re Mida della finanza pontificia, profuse gran parte dei suoi denari in splendidi edifici, opere d’arte, banchetti e apparati festivi allietati da memorabili spettacoli teatrali, ingaggiando molti tra i massimi artisti del suo tempo: dal conterraneo Baldassarre Peruzzi a Raffaello, da Sebastiano del Piombo, che egli stesso convinse a spostarsi definitivamente da Venezia a Roma, al Sodoma e allo scultore fiorentino Lorenzetto, per limitarsi a coloro cui affidò gli incarichi di maggior impegno e prestigio. Agostino Chigi, l’unico committente laico in grado di gareggiare in munificenza artistica con i più potenti tra i cardinali e con la stessa corte papale, fu uno dei grandi protagonisti di quest’età dell’oro, tanto ricca e feconda da forgiare un linguaggio artistico destinato ad imporsi come modello supremo per i secoli a venire, ma anche così spensierata da ignorare le nere nuvole scismatiche che si andavano addensando.

Antonio Pinelli insegna Storia dell’Arte Moderna all’Università di Firenze. Dirige la rivista specialistica “Ricerche di Storia dell’Arte”. È noto al grande pubblico per i suoi articoli sulla pagina culturale di “Repubblica”. Con Laterza ha pubblicato La bellezza impura. Arte e politica nell'Italia del Rinascimento (2004) e Roma del Rinascimento (2007).

Joseph Connors
L’età barocca. Piazza Navona, giochi greci, geroglifici egiziani e potere papale

Tra il 1644 e il 1670 Piazza Navona assunse nuova forma e, da antico stadio in rovina, divenne la più leggendaria piazza romana. Bernini, Cortona e Borromini, insieme ai Rainaldi (Girolamo e Carlo), costruirono un palazzo che vantava un’infilata di stanze talmente lunga che era possibile sperimentarvi i cannocchiali, una galleria con i più bei cicli di affreschi barocchi, una fontana maestosa che celebrava i quattro grandi fiumi del mondo cristiano e una chiesa che aveva una delle cupole più alte di Roma. Nessun altro spazio urbano di Roma rivela altrettanto chiaramente le ossessioni barocche per la dinastia e per il destino. Millenaria per storia e globale per pubblico, Piazza Navona divenne un palcoscenico in cui si rappresentava il dramma di un martirio avvenuto agli inizi del cristianesimo, si esaltavano le origini etrusche, si decifravano geroglifici egiziani, si esplorava il più profondo mondo sotterraneo e Virgilio veniva allegorizzato per dare ascendenze mitologiche a una famiglia di provincia che la roulette del conclave aveva improvvisamente catapultato al potere.

Joseph Connors è tra i più importanti specialisti dell’architettura della Roma barocca e rinascimentale e dell’opera di Borromini Ha insegnato all’Università di Chicago e alla Columbia University e ha diretto la American Academy di Roma. Direttore di Villa I Tatti, il prestigioso Centro dell’Università di Harvard per lo studio del Rinascimento italiano a Settignano (Firenze) fondato da Bernard Berenson, insegna Storia dell’Arte e dell’Architettura a Harvard. Ha pubblicato con Laterza Alleanze e inimicizie. L’urbanistica di Roma barocca (2005).

Testo e immagine tratti dal sito dell’iniziativa

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Le età di Roma 1


3 serate e 6 lezioni di storia in piazza del Campidoglio per un'iniziativa promossa e realizzata dal Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali e dagli Editori Laterza Nelle serate di venerdì 5, sabato 6 e domenica 7 settembre 2008 la piazza michelangiolesca del Campidoglio ha ospitato "Lezioni di Storia. Le Età di Roma". 6 grandi lezioni tenute da 6 grandi storici.Andrea Carandini, Chiara Frugoni, Antonio Pinelli, Joseph Connors, Marco Fabio Apolloni, Vittorio Vidotto hanno evocato un'epoca di Roma attraverso un personaggio, una famiglia, una piazza, un palazzo.Ogni sera a partire dalle ore 21 due lezioni magistrali della durata di circa un'ora, introdotte dal giornalista Paolo Conti, supportate in alcuni casi da contributi audiovisivi, ci hanno fatto fare un salto indietro nel tempo: dal passato più antico fino alla storia più recente.


Andrea Carandini
L’età dei Tarquini. Il mistero di Servio Tullio

Al racconto della leggenda dei re fondatori (Romolo, Tito Tazio e Numa) ecco succedere la saga dei Tarquini, densa di misteri ambientati in una seconda Roma, dopo quella romulea, ma tuttavia la prima a poter essere definita grande. Tra la fine del VII sec. e la fine del VI sec. a.C. hanno regnato a Roma due re: uno di origine greca, Tarquinio Prisco, l’altro di origine etrusca, Tarquinio il Superbo. Tra questi due ha regnato Servio Tullio, di origine probabilmente latina, rifondatore della città e della costituzione originaria: un nuovo Romolo. Come Romolo, infatti, è un eroe di origine divina, figlio di una donna che accudisce il focolare regio e di un essere extra-umano: il Lare familiare. E ancora, Servio Tullio, come Romolo, è avvolto da un mistero, a cavallo tra mito e storia, che si può tentare di svelare. Se il padre mitico di Servio era un Lare familiare che aveva posseduto una regina vinta e serva della moglie di Tarquinio Prisco, di chi era realmente discendente Servius, figlio di schiava asservita e futuro re di Roma?
A queste e altre domande archeologia e storia cercheranno di dare risposta.

Andrea Carandini insegna Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana alla Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università di Roma “La Sapienza”. Recentemente ha diretto gli scavi presso le pendici settentrionali del Palatino, portando alla luce resti e reperti della città risalenti alla seconda metà dell’VIII secolo a.C. Ha pubblicato con Laterza Roma. Il primo giorno (2007). In corso di pubblicazione: La casa di Augusto. Dai “Lupercalia” al Natale (con Daniela Bruno).

Chiara Frugoni
L’età di Paolo III. Quando Marc’Aurelio si chiamava Costantino

Eccolo il Marco Aurelio, il meraviglioso gruppo equestre che domina la piazza del Campidoglio. Non sempre è stato qui, ci è arrivato: prima era collocato davanti al Laterano. La sua lunga storia ha dell’incredibile. Vi si mescolano fortuna, equivoci, fraintendimenti. Nel Medioevo, infatti, si credeva che la statua raffigurasse Costantino, l’imperatore che aveva concesso libertà di culto alla Chiesa cristiana. Lo scambio di persona gli valse la salvezza: fu per quell’errore che sfuggì alle fiamme della fusione, come invece accadde a molte altre statue. Non solo: sembra che Marco Aurelio abbia il dono di far fiorire un gran numero di leggende. Il ciuffo sulla testa del cavallo fu creduto a lungo un cuculo, animale sacro a Marte. Il nemico calpestato che un tempo giaceva ai piedi del cavaliere fu creduto un nano, al quale si attribuiva una relazione con la moglie di Costantino. Guardando la statua siamo al centro di un suggestivo incrocio tra realtà e finzione, dove per capire meglio la storia bisogna inforcare, almeno per un’ora, gli occhiali della leggenda.


Chiara Frugoni è fra i maggiori medievisti italiani: i suoi libri, tradotti in varie lingue anche fuori d’Europa, hanno avuto grande successo e molte edizioni. Ha insegnato Storia Medievale nelle Università di Pisa e Roma. Tra le sue pubblicazioni, per i tipi Laterza, Una solitudine abitata. Chiara d'Assisi (Laterza 2007), Medioevo sul naso. Occhiali, bottoni e altre invenzioni medievali (Laterza 2007), Dizionario del Medioevo (Laterza 2008).

Testo e immagine tratti dal sito dell’iniziativa


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Lezioni di Storia - I giorni di Roma



Dalla fondazione all'incendio di Nerone, dall'incoronazione di Carlo Magno al rogo di Giordano Bruno, dalla breccia di Porta Pia alle Fosse Ardeatine: Roma è stata il palcoscenico di grandi vicende che hanno cambiato il corso della storia. All'Auditorium 9 grandi storici hanno raccontato 9 giornate cruciali per l'Italia e per il mondo. Da ottobre a marzo ogni due settimane, la domenica mattina, nella sala Sinopoli dell'Auditorium Parco della Musica, alle ore 11, Andrea Carandini, Luciano Canfora, Andrea Giardina, Alessandro Barbero, Antonio Pinelli, Anna Foa, Vittorio Vidotto, Emilio Gentile, Alessandro Portelli hanno aperto al pubblico una finestra su un'epoca, i suoi personaggi e le sue trasformazioni.

Le Lezioni di Storia si sono tenute presso l'Auditorium Parco della Musica, viale Pietro de Coubertin, Roma - Sala Sinopoli, alle ore 11.00 e sono state introdotte da Paolo di Paolo.

18 marzo 2007
Alessandro Portelli
24 marzo 1944: Le Fosse Ardeatine


24 marzo 1944: alle sette della sera la strage è finita. Non rimane che far saltare in aria la cava e murarne l'ingresso per coprire la terribile verità dei giustiziati. Circa 75 sono ebrei detenuti in base all'ordine generale di rastrellamento e in attesa di essere avviati a un campo di concentramento, molti sono prigionieri politici presi dalle celle di Regina Coeli, altri da via Tasso, altri ancora rastrellati per strada e numerosi sono detenuti per reati comuni, oltre a due ragazzi di 15 anni. «Per la dimensione della strage, le Fosse Ardeatine restano una ferita aperta nella memoria e nei sentimenti della città. Basta guardarsi intorno, grattare la superficie della memoria, e i racconti che ne sgorgano. Roma ne è piena. Furono trucidate trecentotrentacinque persone, che vogliono dire ormai tre generazioni di altrettante famiglie, parenti stretti, parenti lontani; per ognuno, vogliono dire amici, compagni di lavoro, di partito, di sindacato, di scuola, di chiesa, e vicini di casa, di quartiere: il racconto delle Fosse Ardeatine è un seguito di anelli concentrici che si espandono fino a pervadere lo spazio della città. Certo non è né l'unica né la peggiore delle stragi naziste. È, però, l'unica strage "metropolitana" avvenuta in Europa. E non solo perché è l'unica perpetrata entro uno spazio urbano, ma anche perché è l'unica che nell'eterogeneità delle vittime riassuma tutta la complessa stratificazione di una grande città.»

Alessandro Portelli è professore di Lingue e letterature angloamericane all'Università di Roma La Sapienza. La sua ricerca ha riguardato soprattutto i territori di confine, gli incontri, le contaminazioni, le differenze: il rapporto fra letteratura, culture popolari, culture di massa; scrittura, oralità e musica; culture 'egemoni' e culture 'di minoranza'.

http://www.laterza.it/lezionidistoria1/9.htm

Nota mia personale:

aggiungo di seguito due link dal blog del professor Portelli:

  • un link a un intervento del 27 marzo 2009, relativo a un suo articolo pubblicato su Il manifesto del 25 marzo 2009, in cui viene esaminato lo stato e il degrado attuale della memoria storica.
  • un link al testo di una lettera del professor Portelli, diretta al Corriere della Sera, scritta nel febbraio 2007 per fare chiarezza, da storico, sui luoghi comuni ed errori sulla vicenda delle Fosse Ardeatine.

e un link al materiale iconografico, dal sito de La Repubblica, pubblicato in occasione del 65mo anniversario dell'eccidio, compiuto il 24 marzo del 1944.

4 marzo 2007
Emilio Gentile
9 maggio 1936: L'Impero torna a Roma


9 maggio 1936: alle 22.30 il duce annuncia dal balcone di Palazzo Venezia ‘la riapparizione dell'impero sui colli fatali di Roma’. È l'apice del successo di Mussolini: finalmente può vantare il suo Impero, che «porta i segni indistruttibili della volontà e della potenza del Littorio romano». Sono passati pochi mesi dall'inizio della campagna d'Etiopia, quando il duce ha fatto il suo ingresso nelle competizioni coloniali, dettato da motivi di prestigio ‘nazionale’ e di consenso interno. Scarsi combattimenti sanciscono la superiorità militare italiana: il 6 maggio 1936 le forze armate guidate da Badoglio entrano in Addis Abeba e tre giorni dopo Mussolini tuona alle folle il suo proclama. È il preludio al razzismo e all’antisemitismo di Stato, l’apogeo del fascismo, il massimo del consenso degli italiani al regime, il culmine mitico e rituale della sacralizzazione della politica nella fusione mistica del duce con la massa. Ma anche il vertice della sua parabola, dopo quattordici anni di ascesa consapevole e decisa. Da lì inizia la corsa sulla scia della Germania nazista verso la guerra e la catastrofe.

Emilio Gentile è professore di Storia contemporanea all’Università di Roma La Sapienza. Nel 2003 ha ricevuto dall’Università di Berna il Premio Hans Sigrist per i suoi studi sulle religioni della politica. È uno dei maggiori esperti di storia del fascismo e i suoi libri sono stati tradotti nelle principali lingue del mondo.

http://www.laterza.it/lezionidistoria1/8.htm

18 febbraio 2007
Vittorio Vidotto
20 settembre 1870: La breccia di Porta Pia


20 settembre 1870: poco dopo le dieci del mattino, i cannoni dell'artiglieria italiana cessano di tuonare contro le mura di Roma e i bersaglieri del nuovo Regno d'Italia si lanciano all'assalto di Porta Pia, contrastati ancora dal fuoco di fucileria degli ultimi difensori del papa. Da giorni, 60.000 soldati del generale Cadorna sono schierati lungo le vie Salaria, Appia, Aurelia e Tiburtina e stanno convergendo sulla città. Nell'azione cadono pochi uomini, dall'una e dall'altra parte. Pio IX ha infatti ordinato una resistenza solo simbolica e ha già preparato la bandiera bianca. La presa della città è dunque quasi solo un atto formale e poco tempo dopo la breccia, un plebiscito sanziona a schiacciante maggioranza l'annessione di Roma e del Lazio al Regno d'Italia. Un episodio di guerra in fondo modesto segna un mutamento epocale. Cade lo Stato pontificio, finisce dopo oltre un millennio il potere temporale dei papi e si compie l'unità del Paese.
La data del 20 settembre conosce alterne fortune e divide le coscienze, continuando nel tempo ad accendere lo scontro ideologico fra clericalismo e anticlericalismo. Festa nazionale nel 1895, viene cancellata definitivamente nel 1929 con la firma dei Patti Lateranensi. Da quel giorno, da quel momento, al di là delle ricorrenze e del loro valore simbolico, nasce una nuova consapevolezza: la laicità dello Stato e la missione interamente religiosa della Chiesa.

Vittorio Vidotto è professore di Storia contemporanea alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma La Sapienza. Ha pubblicato numerosi studi sulla contemporaneità dedicati alla storia d'Italia e a quella di Roma.

http://www.laterza.it/lezionidistoria1/7.htm

4 febbraio 2007
Anna Foa
17 febbraio 1600: Il rogo di Giordano Bruno


17 febbraio 1600: il filosofo Giordano Bruno, condannato per eresia dall'Inquisizione romana, brucia, spogliato nudo, legato a un palo e imbavagliato, in Piazza Campo de' Fiori. Ad ardere sul rogo non è un cristiano qualunque, come Roma non è solo la capitale dello Stato della Chiesa ma anche il centro della cristianità. Bruno è un personaggio cosmopolita, amico di principi e ambasciatori, una figura europea di grande fama e livello intellettuale, noto ovunque. Glielo riconoscono, a Roma, i suoi giudici, che fanno di tutto per convincerlo ad abiurare, perfino il cardinal Bellarmino, a capo del Santo Uffizio, il grande persecutore di Galileo Galilei. Sarebbe bastato un atto di sottomisione e avrebbe avuto salva la vita. Invece su di lui e sulla sua teoria ereticale cade il silenzio. I libri bruciati dall'Inquisizione, il suo pensiero dimenticato, avvolto nell'oblio per molto tempo. Fino a tempi recenti, per la Chiesa Giordano Bruno è un eretico e questo giustifica il suo rogo. Un rogo che, in una piazza romana, ha illuminato l'alba di un secolo, a simboleggiare il trionfo della repressione e dell'intolleranza in un'Europa dilaniata dagli odi e dalle guerre religiose.

Anna Foa è professore di Storia moderna all'Università di Roma La Sapienza. Si è occupata di storia della cultura nella prima età moderna e di storia della mentalità e ha pubblicato studi monografici sul rapporto tra eresia, ateismo e magia, e sulle vicende europee del popolo ebraico.

http://www.laterza.it/lezionidistoria1/6.htm

14 gennaio 2007
Antonio Pinelli
6 maggio 1527: Il Sacco di Roma


«Il 6 maggio abbiamo preso d'assalto Roma, ucciso seimila persone, saccheggiato le case, preso quello che abbiamo trovato nelle chiese e alla fine incendiato buona parte della città». Così un lanzichenecco descrive il saccheggio che le truppe imperiali infliggono a Roma. Le truppe a difesa della città sono deboli, le mura e l'artiglieria non bastano a fermare gli assedianti. Clemente VII riesce a riparare a Castel Sant'Angelo solo grazie al sacrificio dell'intera Guardia svizzera. Da lì assiste per circa otto lunghissimi mesi a uno spettacolo inaudito: Roma messa a ferro e fuoco come Troia, Gerusalemme, Cartagine. Un'orda di soldati affamati, senza paga e incontrollati assaltano le case, i palazzi, le chiese di una città intera e Campo de' Fiori è trasformato in un mercato a cielo aperto per le opere rubate nei palazzi della nobiltà romana.
Quella data secondo alcuni storici segna la fine della stagione più intensa del Rinascimento italiano, la diaspora degli artisti che avevano fatto di Roma un esempio di splendore. Quello che rimane è un senso di sgomento, di paura, quasi il segno tangibile di una punizione apocalittica.

Antonio Pinelli è professore di Storia dell'arte moderna all'Università di Pisa. Noto al grande pubblico per i suoi articoli sulla pagina culturale di "Repubblica", è autore di numerosi saggi che analizzano il rapporto tra arte e politica, arte e società, arte e cultura nel Rinascimento, nel Settecento e nell'Ottocento.
http://www.laterza.it/lezionidistoria1/5.htm

10 dicembre 2006
Alessandro Barbero
25 dicembre dell'800: L'incoronazione di Carlo Magno


È la mattina di Natale dell'anno 800: Carlo Magno avanza in San Pietro e china la testa davanti al pontefice Leone III per ricevere dalle sue mani la corona imperiale. È un evento senza precedenti: è l'atto di nascita di uno spazio geopolitico occidentale che al di là delle vicissitudini della corona imperiale continua ancora oggi a costituire l'orizzonte predominante della storia europea.
L'incoronazione di Carlo Magno non ha lo scopo di risuscitare l'impero romano, ma celebra sotto un nome antico un potere nuovo, il cui ambito d'azione è un'Europa completamente ridisegnata rispetto a quella dei Romani. Il nuovo sovrano regna su un impero che ha perduto il Mediterraneo e in compenso si è aperto verso il Nord; un impero che si estende da Barcellona a Budapest, da Amburgo a Benevento, un impero continentale e atlantico che assomiglia all'Occidente moderno assai più che all'impero dei Cesari. Non solo. Quel giorno dell'anno 800 è una data memorabile nella storia di Roma. La scelta di Leone III di chiamare Carlo Magno e di unire per sempre la Chiesa romana al nuovo impero occidentale sancisce definitivamente la vocazione europea della metropoli: le sorti della Città Eterna sono ormai legate a quelle dell'Occidente.

Alessandro Barbero è professore di Storia medievale all'Università del Piemonte Orientale. Studioso di prestigio, autore di opere specialistiche e manualistiche, coltiva una predilezione per la storia militare. Con il primo dei suoi romanzi di successo ha vinto nel 1996 il Premio Strega.

http://www.laterza.it/lezionidistoria1/4.htm

26 novembre 2006
Andrea Giardina
18 luglio dell'anno 64 d.C.: L'incendio di Nerone


La notte del 18 luglio dell'anno 64 d.C. un incendio comincia divampare nella parte del Circo Massimo più prossima al Palatino e all'Esquilino. Alimentate dal vento e dall'olio dei magazzini, le fiamme divorano le «regioni» in cui Augusto aveva diviso la città. Di quattordici ne restano intatte soltanto quattro. È una delle più grandi catastrofi nella storia della città di Roma, con migliaia di vittime e cumuli di rovine.
Nessuno poteva dire con certezza di chi fosse la colpa di quel disastro ma i traumi collettivi hanno comunque bisogno di cause certe e di colpevoli da punire. La caccia all'incendiario comincia immediatamente e il primo dei sospettati è Nerone, l'imperatore. Quello che segue è fin troppo noto: atterrito dall'accusa, Nerone riversa la colpa sui cristiani e li condanna a una morte atroce.
Il caso, il fuoco, l'imperatore, la musica, il popolo, i martiri: cosa è veramente accaduto quella notte di luglio e nei giorni seguenti, quando Roma e tutti i protagonisti di quella tragedia entrano velocemente in scena, proiettando il loro straordinario intreccio nella memoria dell'Occidente?

Andrea Giardina è professore di Storia romana all'Università di Roma La Sapienza e Presidente dell'Istituto italiano per la storia antica. Autore di studi specialistici, di opere monografiche e coautore di un fortunato manuale per le scuole superiori, ha pubblicato volumi di successo dedicati a Roma antica e al suo mito.

http://www.laterza.it/lezionidistoria1/3.htm

12 novembre 2006
Luciano Canfora
19 agosto dell’anno 43 a.C.: La prima «marcia su Roma
»

Puntare sulla capitale scortato da un esercito vincitore ma rimasto improvvisamente senza capi; farsi attribuire, a diciannove anni, la massima magistratura imponendo come collega un parente che avrebbe fatto uccidere poche settimane dopo; atterrire, armi in pugno, il Senato e imporgli di avallare una procedura così sfacciatamente eversiva; avviare le più feroci proscrizioni che la Repubblica avesse mai visto, creando una inedita magistratura straordinaria – il «triumvirato».
Questa la «marcia su Roma» di Gaio Giulio Cesare Ottaviano, avvenuta il 19 agosto dell'anno 43 a.C.
Mai la Repubblica ha visto alcunché di simile, neanche con Silla. Eppure, proprio questo grande «criminale», autore di un riuscitissimo colpo di Stato, passa il resto della sua carriera, fondata tutta su quella marcia e sul vantaggio incolmabile che essa gli aveva dato, a costruire con successo la propria immagine di restauratore della legalità e garante della pace.

Luciano Canfora è professore di Filologia classica all'Università di Bari. Intellettuale molto noto in Italia e all'estero, fa parte dei comitati scientifici e direttivi di importanti fondazioni e prestigiose riviste scientifiche internazionali. Firma articoli per il “Corriere della Sera”.

http://www.laterza.it/lezionidistoria1/2.htm

29 ottobre 2006
Andrea Carandini
21 aprile dell’anno 753 a.C.: La fondazione della città


21 aprile 753 a.C.: il giorno e l’anno di nascita di Roma sono la data di una fantasia, di un mito fondativo, la vicenda suggestiva di un gemello, sfuggito miracolosamente alla morte per annegamento? O invece rimandano a un fatto realmente accaduto? Ovvero a quel solco che Romolo avrebbe tracciato intorno al Palatino per definire il perimetro dell'abitato più antico di Roma? «È difficile per noi capire come una città possa essere creata con la bacchetta magica, ma avveniva così, almeno tra Etruschi e Latini, solo che la bacchetta era il lituo», una specie di bastone impugnato dai re-auguri. «Per attuare una cerimonia del genere basta un giorno, come appunto il 21 aprile», festa di Pales, divinità del Palatino. È probabile che il fondatore di Roma avesse scelto quella data per ingraziarsi la divinità del luogo dove svolgere la cerimonia iniziale: fondare era, infatti, principalmente un rito. Oggi, finalmente, l’archeologia riscopre le tracce di quella fondazione e rivela quanto quella cerimonia non sia stata solo un mito ma l'alba della civiltà come oggi possiamo ancora intenderla.

Andrea Carandini è professore di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana all’Università di Roma La Sapienza. Recentemente ha diretto gli scavi presso le pendici settentrionali del Palatino portando alla luce preziosi reperti relativi alle prime forme organizzative della Capitale.

http://www.laterza.it/lezionidistoria1/1.htm

testo e immagine tratti dal sito Laterza.
link alla pagina della presentazione degli eventi ove sono disponibili al download i file

backup file mp3 dell'intero ciclo