giovedì 7 maggio 2009

Alle otto della sera Gengis Khan


di Vito Bianchi.

Regia di Giancarlo Simoncelli.

Trasmesso sulle frequenze di rai radio due da lunedì 2 luglio a venerdì 27 luglio 2007 alle 20

Il racconto ricostruisce l'avventurosa vita di Gengis Khan, dalla difficile infanzia di orfano reietto fino alla conquista e all'estensione del potere assoluto. Nella convinzione di poter imporre una monarchia universale per mandato divino, i Mongoli si lanceranno sulla Cina e dilagheranno a Occidente. Forti di un esercito immenso, preceduti da una fama atroce e leggendaria, i Gengiskhanidi sbaraglieranno i principati islamici mediorientali, e arriveranno a sconvolgere buona parte dell'Europa cristiana. Ma, pure, insedieranno a Pechino la dinastia degli Yuan, ammirata da Marco Polo per il suo splendore, e imporranno quella pax mongolica che schiuderà all'uomo medievale nuovi orizzonti spirituali e materiali, nuove opportunità d'incontri e relazioni. Il racconto che ne viene fuori è un affresco vivido di uomini, terre e percezioni dell'Oriente più estremo.


Testo e immagine tratti dalla pagina del programma e del riascolto.


Qualcuno di voi ha forse seguito le orme di Marco Polo, con Vito Bianchi, che ha tenuto, per Alle otto della sera, un ciclo di trasmissioni, comprese in questo blog, dedicate al viaggiatore veneziano e al suo soggiorno presso il Kublai Khan, l'ultimo dei Gran Khan dei mongoli, nipote di Gengis Khan e successore del proprio fratello Munke.

Ora, con un passo indietro, si torna alle steppe e al formarsi, dal nulla, della potenza mongola, ad opera di questo leggendario condottiero, cui Vito Bianchi ha dedicato il libro, per i tipi dell'editore Laterza, intitolato: Gengis Khan. Il principe dei nomadi, di cui a questa interessante recensione della presentazione al pubblico barese.

Se qualcuno volesse perdersi nelle steppe dell'Asia più remota, sulle tracce dei mongoli, potrebbe sfogliare, con Google Reader, questo libro di Stanley Stewart. L'impero di Gengis Khan. A cavallo tra i nomadi.

L'anno scorso, a Treviso, presso la Casa dei Carraresi, l'affascinante mostra Gengis Khan e il tesoro dei Mongoli.















Per le prossime mostre alla Casa dei Carraresi, sempre nel solco degli scambi Italia-Cina, vedere qui.

mercoledì 6 maggio 2009

Alle otto della sera "The" Bello gallico


Un programma di Elio.

Regia di Giancarlo Simoncelli.
Trasmissione andata in onda sulle frequenze di rai radio due dal lunedì al venerdì alle 20 dal 15/3/2004 al 26/3/2004.


Che cosa ha spinto un cantante, Elio, a leggersi il "De Bello Gallico" di Giulio Cesare e poi a cercare di raccontarlo?
"La droga. L'insistenza degli amici. La mania di protagonismo. Resta il fatto che il suddetto cantante è la persona meno indicata per cercare di convincere la gente che il "De Bello Gallico" non solo è un bel libro, ma che è addirittura un capolavoro; e che le avventure di Giulio Cesare in Gallia, vecchie di 2000 anni, sono in realtà molto più interessanti e coinvolgenti di quasi tutto ciò che sta accadendo ai nostri giorni. E tuttavia qualcuno dovrà pur farlo il lavoro sporco di convincere i ragazzi che il "De Bello Gallico" non sono le noiose versioni che si fanno al liceo, svincolate dal contesto e quindi prive di significato, ma sono le imprese di Cesare e del suo esercito, primi a sbarcare in Britannia e a raccontare al mondo come erano fatti e come si comportavano gli antenati degli inglesi; primi ad invadere il territorio dei Germani, considerati dai Galli alla stregua di divinità per la loro forza, e a batterli, non tralasciando di descrivercene usi e costumi. E allora cantante o non cantante, tuffiamoci nella Storia che è bella e che in definitiva ci insegna come si comportava e come ragionava un grande uomo posto nelle situazioni più estreme". Elio.


Fin qui, testo e foto dalla pagina del riascolto e del programma.

backup mp3


Una legge "The" bello gallico e poi vede, più in basso, i credit riportati ad Elio e Caio Giulio Cesare.
Ok, nome greco, antico comme il faut: si immagina il carro del sole, si clicca e ci si dispone all'ascolto.
E la voce non è proprio ignota: ai nostri orecchi giunge, incredibilmente, la voce di quell' Elio coi due baffoni migrati al luogo delle sopracciglia.
Elio, ovvero Stefano Belisari: di Elio e le Storie Tese, per intenderci.
Del resto, se appena avessimo guardato la foto nella pagina del programma, che ritrae Elio tra due centurioni, col vessillo di rai radio due, il sobbalzo ci avrebbe colti prima e, comunque, come non riconoscere una delle voci di Terkel?




In quest'intervista, rilasciata a Bologna nel 2006, in occasione della partecipazione al Future Film Festival, Elio, richiesto sull'eventuali differenze di metodi impiegati in sala d'incisione rispetto alla sala di doppiaggio è lapidario: il metodo è unitario. All'insegna del "come viene viene", per definirlo in dettaglio.

Se lo stesso metodo è stato impiegato qui il risultato è ottimo: la storia, tesa (pure lei, ma con altro obiettivo) alla conquista della Gallia, tramandata da Cesare nel De Bello Gallico, è qui molto ben restituita.
Anche nell'altra storia, con più di un motivo di tensione, quella narrata, sempre da Cesare, nel De Bello Civili, Elio ci fa entrare e ci avvince.
Se voleste seguire più da vicino l'opera storico-letteraria di Cesare, nel suo testo con traduzione a fronte, guardate qui. Ignoro la precisione del testo riportato e se la qualità della traduzione sia tale da soddisfare un colto latinista. Su wikipedia potreste leggere, se vi va, la voce dedicata al De bello gallico.
Naturalmente anche anche i Galli hanno tramandato la loro versione, soprattutto da un piccolissimo villaggio...